Author: Redazione

Questo non è un addio, solo un arrivederci

Il solstizio d’estate è passato da appena due giorni. Con l’inizio della bella stagione è necessario rigenerare le cose intorno a se stessi. Si parla spesso delle pulizie di primavera, ma a quelle estive ci pensa mai qualcuno? Casa di Ringhiera è sempre stato un posto accogliente, di condivisione e coesione. Al momento però c’è bisogno di esplorare altre realtà, di cambiare la visione d’insieme, di realizzare altri progetti. Vi garantisco che non è un addio, solo un arrivederci. Il mondo al di fuori di Casa di Ringhiera è vario, perciò cercheremo di girovagare il più possibile per potervi raccontare cosa c’è là fuori. Chiudiamo la porta d’ingresso e vi lasciamo questo biglietto un po’ per scusarci di non aver risposto al citofono, al telefono, alle mail, ai vostri segnali di fumo. Tutto ciò è strettamente necessario, ma prima o poi torneremo carichi, sperando che sarete lì quando daremo il party di bentornato al nostro piccolo mag. Voi però non smettete di scriverci, l’indirizzo è sempre lo stesso. Torneremo a sorpresa, magari vi spaventeremo, oppure …

Il fantasma di Dubravka — Cap. V

Lo squillo sonoro della linea interna. La segretaria annunciò: “Signor Svetlan, una signorina vuole vederla..” “Falla entrare!” — la interruppe l’energica voce dell’investigatore. Qualcuno bussò alla porta. “Prego, signorina Velikovà, entri pure!” La donna entrò con aria stranita. L’ufficio era in perfetto ordine: solo una scrivania dietro la quale sedeva Svetlan, due quadri surrealisti, un ficus nell’angolo, due divanetti ai lati della stanza, un tappetto persiano, due sedie di plastica, una luminosa finestra che dava sul centro storico e addobbata da sottili tendine bianche. “Come fa a sapere il mio nome?… E soprattutto come faceva a sapere che ero io?” — fece Simona, cercando di decifrare lo sguardo dell’uomo dietro la scrivania. Svetlan mostrò i denti sornione, accendendosi una sigaretta: “Abbiamo una telecamera che dà sulla strada. La mia segretaria mi ha avvertito che in una macchina c’erano due poliziotti che litigavano. Uno di questi, una signorina bionda dalla spiccata bellezza, è uscita sbattendo il portello e si è indirizzata verso questo ufficio. Lei forse non sa di essere molto celebre nell’ ambiente giudiziario, sia per la sua bravura …

Details: Stefania Papagni

Stefania è una ragazza come tante, una giovane donna abituata, da quando ha memoria, a guardare la sua immagine riflessa nello specchio — oltre che in un’altra persona, la sua gemella Alessandra. Come me, come tante altre donne, Stefania trova stereotipi femminili ovunque. Guardando la TV, sfogliando i giornali, scorrendo le timeline dei social network, tutto ciò che rimbalza nella sua mente — e nella mia, non lo nego –, è l’essere ossessionate dal raggiungimento dello stato fisico migliore. E’ tutta una sfida a chi ha meno pancia, a chi ha il naso più piccolo, a chi ha il seno più sodo e via discorrendo. Quando una donna guarda sé stessa riflessa allo specchio, nel suo insieme, non può far altro che scorgere difetti. «Sono brutta», «Ho la cellulite», «Ho un naso enorme», «I miei piedi sono troppo grandi», «Sono troppo bassa». Stefania dice: «Ogni volta che guardo la mia immagine riflessa trovo così tanti difetti tutti insieme che a volte non riesco a vedere nulla di buono». Sì, ma quali sono i termini di paragone che non ci …

Il tempo di Grace Paley

di Michele Nenna Trascino per tutta la casa Più tardi nel pomeriggio di Grace Paley (Einaudi, traduzione di Laura Noulian). In ogni stanza in cui transito c’è sempre questa raccolta a farmi compagnia. Questa volta, rispetto alle altre raccolte di racconti che mi sono capitate tra le mani, la leggo con una tale calma quasi da rimanere io stesso spiazzato. Non corro, non avanzo svelto racconto dopo racconto, ma cerco di tenere tutto sotto controllo, pianificando a grandi linee quando leggerli. Come dicevo, mi sorprendo io stesso, figuriamoci voi che mi state leggendo. Non la trascino per via della sua pesantezza vista in chiave prettamente negativa, no. La trascino perché sento di avere tra le mani qualcosa di raro, qualcosa che difficilmente mi lascerà andare a lettura conclusa. Eppure si tratta di una raccolta molto esile — 140 pagine, indice compreso — potrebbe dire qualcuno, magari proprio uno di quelli che divora mattoni alla Infinite Jest come fossero snack da consumare nel pieno del pomeriggio nella consueta pausa merenda. Vado lento perché voglio godermi il momento, tutto qui. Questo …

Il fantasma di Dubravka — Cap. IV

Alex stava aspettando Maria per la cena. Erano ormai due mesi che convivevano e sin dall’inizio lui si era preso la briga di farle trovare la cena pronta ogni sera. E la cena era stata preparata con cura, data la particolare ricorrenza. Dovevano festeggiare, il loro amore era decollato negli ultimi mesi e le cose stavano andando a gonfie vele. Alex non se lo sarebbe mai aspettato: dopo la rottura con Milena cinque anni prima, aveva cominciato a pensare che forse non avrebbe mai più trovato una persona da amare, una persona che potesse stare così a lungo con lui, un persona con cui condividere almeno un tragitto d’esistenza o, chissà, magari tutta la vita. Era felice Alex. Maria era così simile a lui, ma al contempo così diversa. Si sentiva finalmente compreso ma anche arricchito da una donna che, con la sua dolcezza e la sue pazienza, compensava gli aspetti più bruschi e irrazionali che spesso egli stesso si rimproverava. Aveva cucinato un arrosto con patate che già emanava un profumino estasiante e sedeva …

Oltre il blu: Asia Giannelli

Il sole entra nella case, inonda di luce tutti gli arredi, fino a riflettersi e schiantarsi contro le pareti che sorreggono le camere che compongono la routine quotidiana. I raggi diventano sottili, dando vita ad un unico flusso che segna ed evidenzia le forme della materia di cui siamo fatti e che abita il contesto in cui viviamo. È la stessa luce di cui ci serviamo per catturare gli istanti, le emozioni che ci trasmette un’immagine ben precisa quando la vediamo comparire lì ferma davanti ai nostri occhi. La forza della luce che da colore all’indefinito che abita il buio, dove tutto resiste all’anonimato della non conoscenza. C’è una serie di scatti realizzati da Asia Giannelli che mi catapulta in situazioni di questo genere. Il blu predominante delle pareti, i corpi chiari che fanno da contrasto alla tonalità profonda del colore e i riflessi della pelle che cospargono lo spazio di sensualità raggiante. Forme femminili invadono il campo, inginocchiate su di un letto rosso e riflesse in un quadrato di specchio lasciato indifferente. Nei suoi lavori Asia …

Ciao e basta

di Francesco Tacconi Stavo bene al buio. C’era silenzio. Un silenzio pacifico. Come me. In pace e senza pensieri. Al buio. Tenevo gli occhi aperti. Poi chiusi. Era uguale. Stavo bene e basta. Poi dalla finestra è cominciata a filtrare la luce. Prima debole e diffusa. Poi. Lentamente. Si è fatta sempre più violenta. Raggi che filtravano tra gli scuri a illuminare un’aria fatta di pulviscolo galleggiante. E l’ansia è cresciuta con la luce e con i raggi è diventata mal di testa. Fitte lancinanti mentre suonava il campanello e correvo a vedere chi era ed era mia moglie con la spesa che ha preferito suonare che prendere la chiave. Piena di borse com’era. Per fare prima ha detto entrando. Mentre mi chiedevo dove fosse andata a fare la spesa così presto. Mentre portava dentro le cose e mi chiedeva di darle una mano e io nonostante le fitte la aiutavo. E mi chiedevo quando fosse uscita. Stavo bene, ma non dormivo. Al buio. Era uscita prima. Quando per non sentirla? Di notte? Era piena …

Elogio alla solitudine

di Francesco Tacconi Il rumore delle sue scarpe vecchie le piaceva tantissimo. Mutava in modo delizioso, prima sul marciapiede, poi su un tombino, sul marmo sporco e di nuovo sull’asfalto. E’ strano definire il suo modo di camminare, coincideva perfettamente con lo stato d’animo, ed entrambi cambiavano spesso, in maniera quasi impercettibile, come un nuvolone nero che si staglia in cielo senza essere visto da nessuno. Piccoli passi brevi e rapidi per un umore pensieroso, distante. Va veloce anche se non è in ritardo, come se la puntualità fosse una prerogativa di ogni appuntamento, anche se, senza dubbio l’anticipo risultava alla fine la qualità migliore, non ne poteva fare a meno. Ampi movimenti delle gambe per i giorni grigi, quando, stizzita, supera la gente lenta per strada, che si blocca in mezzo alla via. Le sue falcate spedite sono modi per lasciare l’incazzatura alle spalle, ma con gli occhi fermi su un punto a caso davanti a sé e le labbra serrate, mostra la sua irritazione verso il genere umano, che a volte la rende …

Netflix annuncia la terza e la quarta stagione di Narcos: ecco il video

Netflix ha reso disponibile sulla sua piattaforma la seconda stagione di Narcos solamente dal 2 settembre. Alto è il numero di visualizzazioni della stagione che vede la fine di Pablo Escobar, interpretato da Wagner Moura. Nella giornata di ieri, il colosso delle serie tv ha annunciato di aver ordinato altre due stagioni, ovvero la terza e la quarta, che saranno disponibili rispettivamente dal 2017 e dal 2018. Dopo la morte del re della cocaina, l’attenzione si sposterà dal Cartello di Medellín a quello di Cali, capitanato da Gilberto Rodríguez Orejuela, interpretato da Damian Alcazar (in foto), e suo fratello Miguel. In seguito a questo annuncio, il finale della seconda stagione appare molto più nitido. L’agente Peña, interpretato da Pedro Pascal, si ritrova davanti ad una commissione speciale a parlare proprio del cartello di Cali, nonostante la morte di Escobar. Nell’attesa di ritrovare sugli schermi il duo Peña e Murphy(interpretato da Boyd Holbrook), non ci resta che attendere l’arrivo della prossima terza stagione. Qui sotto il video che annuncia la svolta.

Il diario di John Dunbar

di Michele Nenna A cinque anni conoscevo già tutte le scene di Balla Coi Lupi (Kevin Costner, 1990). Passavo ore intere davanti al videoregistratore collegato ad un televisore Mivar premendo i tasti così come lo faceva un bambino ossessionato dall’ultima uscita firmata Clementoni. Le cose che più mi attraeva erano i cavalli, la tribù indiana dei Sioux e le immense praterie verdi. La storia di John Dunbar rimase talmente impressa nella mia mente, dall’inizio alla fine — nessun frame escluso –, che ero diventato il fenomeno da baraccone della mia famiglia. Di alcune scene ricordo anche le parole, le movenze dei corpi e gli sguardi tra gli interlocutori. Attualmente non dispongo di chissà quale vasta conoscenza di cinema western — certo, qualche classico lo conosco, ci mancherebbe altro –, ma questo mio legame con un film che racconta una piccola parte di quella che è stata la realtà di un’area geografica, da una parte in lotta per la sopravvivenza e dall’altra per l’unificazione degli stati, mi ha accompagnato per il resto degli anni successivi. Ancora oggi, quando avverto quella strana sensazione …