Il fantasma di Dubravka — Cap. V

Lo squillo sonoro della linea interna.
La segretaria annunciò: “Signor Svetlan, una signorina vuole vederla..”
“Falla entrare!” — la interruppe l’energica voce dell’investigatore.
Qualcuno bussò alla porta.
“Prego, signorina Velikovà, entri pure!”

La donna entrò con aria stranita.
L’ufficio era in perfetto ordine: solo una scrivania dietro la quale sedeva Svetlan, due quadri surrealisti, un ficus nell’angolo, due divanetti ai lati della stanza, un tappetto persiano, due sedie di plastica, una luminosa finestra che dava sul centro storico e addobbata da sottili tendine bianche.
“Come fa a sapere il mio nome?… E soprattutto come faceva a sapere che ero io?” — fece Simona, cercando di decifrare lo sguardo dell’uomo dietro la scrivania.
Svetlan mostrò i denti sornione, accendendosi una sigaretta:
“Abbiamo una telecamera che dà sulla strada. La mia segretaria mi ha avvertito che in una macchina c’erano due poliziotti che litigavano. Uno di questi, una signorina bionda dalla spiccata bellezza, è uscita sbattendo il portello e si è indirizzata verso questo ufficio. Lei forse non sa di essere molto celebre nell’ ambiente giudiziario, sia per la sua bravura che per la sua bellezza… Inoltre, un poliziotto che viene da me rappresenta cosa rara, oltre che bizzarra. La scena del litigio mi è stata subito chiara… Lei è una anticonformista, oltre che bella e brava. Come posso aiutarla?”

Simona rimase in piedi ad osservare quel giovane uomo seduto dietro la scrivania.
Aveva una lunga barba da hipster, stampato sulla faccia un perenne ghigno ironico, quasi una paresi, e gli occhi verdi grandi e vispi che davano di un tipo furbo ma al contempo scherzoso.
“Sono venuta per avere una consulenza” — disse Simona, ad occhi bassi, quasi pentendosi di essere giunta lì, col cappello in mano, a chiedere aiuto a quell’oscuro personaggio.
“Consulenza?… Interessante!… Per la polizia?… Devo dedurre che è qui per richiedere un aiuto gratuito dunque!” — e Svetlan rise giocoso, proiettando in fuori la lingua, a stuzzicare la poliziotta.
“Lei naturalmente è libero di accettare o no. Ma di certo non posso pagarla, dato che lavoro per la polizia. Al massimo posso garantirle una futura collaborazione e un possibile scambio di favori.”
Svetlan si fece sempre più raggiante e divertito:
“Scambio di favori?… Molto interessante!… Nello scambio di favori posso considerare papabile anche un invito a cena?… Naturalmente pago io!”
Il sorriso a trentadue denti di Svetlan si allargò ad occupare l’intera stanza. Simona lo fulminò con aria basita, e rimase a guardarlo in silenzio per alcuni secondi. Poi rispose:
“Mi sembra prematuro”

Svetlan si rabbuiò.
Si era improvvisamente intristito, come un bambino a cui avevano negato il giocattolo, e guardava a terra col broncio attorcigliandosi le mani nevroticamente. Poi fece un sorriso di circostanza, e riattaccò:
“Naturalmente stavo scherzando, non sono così avventato!… Come posso aiutarla?”
Simona riprese:
“La faccenda del pervertito delle fermate dell’autobus, immagino che avrà sentito parlare del caso, è ormai un mese e mezzo che brancoliamo nel buio.”

Svetlan sfoggiò il suo ghigno malefico, soddisfatto.
I suoi collaboratori gli avevano già fornito numerose notizie sul possibile autore di quegli agguati. Dunque, in quel momento, risultò essere cosciente di poter impartire baldanzosamente un po’ di lezioni alla ingenua poliziotta. Si mise di lato, dondolandosi sulla sedia, e rispose:
“Ovvio. Se avessi sguinzagliato i miei uomini, avreste già risolto il caso. Che, con tutto il rispetto, mi sembra una bagattella in confronto ad altre cose che avete tuttora sottomano…”

La donna lo fulminò.
Come osava quell’idiota rivolgersi così a un rappresentante della polizia? Forse l’avevano abituato male. Ma la voglia di ricevere informazioni utili da quell’essere arrogante andava oltre la sua voglia di metterlo k.o. con una frase ad effetto. Così si fece gentile e sfoggiò il suo tipico sguardo sensuale, con cui riusciva ad ottenere sempre quello che voleva.
“Ne sono convinta, signor Svetlan. E mi dica: come avrebbe agito precisamente?”
Svetlan, preso da quello sguardo penetrante e da quelle lunghe ciglia femminili, si sciolse come neve al sole. Così, imbarazzato ma al contempo eccitato da quella meravigliosa presenza, decise di sciorinarle subito, senza ulteriori preamboli, tutto quello che sapeva.

“Non voglio farle perdere tempo, signorina Velikovà!… Credo che lei sia un’ottima poliziotta, ma il suo team lascia parecchio a desiderare. Mi pare ovvio che il soggetto viva tra Karlova Ves, Dubravka e Dlhe Dely, e che almeno nei primi tre casi sia fuggito attraverso il parco o il cimitero della zona. Poi l’ultimo caso nel quartiere Ruzinov, da tutt’altra parte, è stato compiuto evidentemente per depistare le indagini. Lì vicino c’è un altro parco con il lago, sarà scappato da lì, ma poi avrà sicuramente preso un mezzo per tornare a Karlova Ves, è troppo lontano dai luoghi precedenti. Il ragazzo è stato avvistato due volte con paltò e visiera, una volta con giubbotto jeans e occhiali da sole, e l’ultima volta con una giacca blu e una lunga sciarpa che gli copriva il volto. Di lui sappiamo solo che ha gli occhi azzurri e una barba incolta. So che avete controllato le telecamere degli autobus nei primi due casi, e non avete trovato niente. Negli altri due casi, invece, avete controllato?”
“No” — rispose Simona.
“E avete fatto male. Nei primi tre casi, in una maniera o nell’altra avrebbe potuto tornare a piedi… Non credo abbia preso un taxi, altrimenti i taxisti ci avrebbero già spifferato tutto. Sa, noi teniamo sempre tutto sott’occhio, non ci sfugge niente… Nel terzo caso è sicuramente tornato con un mezzo da Ruzinov, per tornare nella zona che conosce meglio, ovvero quella dove abita. Ne sono più che convinto… Qualche telecamera l’avrà ripreso.”

Simona stava realizzando che quest’ultima cosa le era sfuggita.
Avrebbero dovuto controllare le videocamere anche nell’ultimo caso.
Ma non credeva che questo sarebbe bastato a prendere l’individuo.

“Inoltre” — aggiunse Svetlan — “Ci sono altri elementi che di certo avete trascurato”
“E sarebbero?”
“Oltre alle ragazze, ovviamente scioccate e incapaci di rendere un preciso identikit, avevate altri testimoni.”
Simona aggrottò le sopracciglia, contrariata:
“Quali altri testimoni?… Nel primo caso c’era solo una vecchia che è sparita dopo pochi secondi e che non troveremo mai, a meno che non si faccia viva lei. E negli altri tre casi non c’era nessuno oltre le ragazze aggredite!”
Svetlan tornò a guardarla con uno sguardo intriso di dolcezza e al contempo di commiserazione. Poi attaccò, come un borioso professore durante una lezione:
“La vecchia era di certo lì per prender l’autobus. Se poi è sparita, ci sarà stato un perché. Forse aveva notato quello strano individuo, si è impaurita e ha deciso di prendere l’autobus da un’ altra parte. Bisogna trovare la signora.”

Simona scoppiò in una risata a malapena contenuta.
Poi continuò a sorridere scettica, e disse:
“Da quella fermata passano quattro linee. E su quelle quattro linee ci sono almeno un centinaio di fermate. Sarebbe così gentile da dirmi come avremmo fatto a trovare la signora?”
Svetlan alzò le sopracciglia con aria di superiorità:
“Cara signorina Velikovà… Dalla fermata 89 passano sì quattro linee. Ma, se la signora ha deciso di utilizzare un’altra fermata (cosa che mi sembra assai probabile, di tarda sera, a quell’ora, dato che aveva bisogno comunque di prendere un autobus) avrà sicuramente optato per una fermata vicina. E l’unica fermata effettivamente vicina e fornita da una di quelle linee, è la 74 che serve un’ unica linea, il bus 44, che passa anche dalla fermata 89, e che serve solo 7 fermate…. La signora, dunque, nei prossimi giorni potrebbe di certo riutilizzare la fermata 89. Ma è maggiormente probabile che usi quella più vicina a casa sua. Ovvero: una di queste 7 fermate. Mandate lì la mattina qualcuno dei vostri uomini, e su una di queste troverete sicuramente la signora… E le signore anziane, le assicuro, sono fra le migliori osservatrici del mondo. Qualche elemento nuovo sul vostro pervertito uscirà sicuramente.”

Simona ora fissava Svetlan in un misto di ammirazione e odio.
Decise che era abbastanza per il momento, e ringraziò rapidamente l’investigatore per poi proiettarsi alla ricerca della vecchia.
“La saluto, la aggiornerò su tutto, signor Svetlan!” — fece Simona fugacemente chiudendo la porta dietro di sé.
Svetlan rimase lì, estasiato, a guardarla scivolare fuori dalla stanza. E concentrandosi in particolar modo sul quel magistrale fondoschiena danzante. Poi, dopo alcuni secondi persi in fantasie erotiche, alzò il ricevitore e si rivolse alla segretaria:
“Chiamami Tub, per favore… Voglio aggiornamenti sul caso del pervertito. Ah, e ricordami una cosa, per piacere…”
“Mi dica, signor Svetlan!” — fece gentilmente la segretaria.
Svetlan riprese:
“Come si chiama quel grazioso ristorantino sul Danubio?”

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