Oltre il blu: Asia Giannelli

Il sole entra nella case, inonda di luce tutti gli arredi, fino a riflettersi e schiantarsi contro le pareti che sorreggono le camere che compongono la routine quotidiana. I raggi diventano sottili, dando vita ad un unico flusso che segna ed evidenzia le forme della materia di cui siamo fatti e che abita il contesto in cui viviamo. È la stessa luce di cui ci serviamo per catturare gli istanti, le emozioni che ci trasmette un’immagine ben precisa quando la vediamo comparire lì ferma davanti ai nostri occhi. La forza della luce che da colore all’indefinito che abita il buio, dove tutto resiste all’anonimato della non conoscenza.

C’è una serie di scatti realizzati da Asia Giannelli che mi catapulta in situazioni di questo genere. Il blu predominante delle pareti, i corpi chiari che fanno da contrasto alla tonalità profonda del colore e i riflessi della pelle che cospargono lo spazio di sensualità raggiante. Forme femminili invadono il campo, inginocchiate su di un letto rosso e riflesse in un quadrato di specchio lasciato indifferente. Nei suoi lavori Asia Giannelli costruisce diversi modi attraverso cui oltrepassare i limiti, lasciando apparire la sua fotografia come punto imprescindibile sui cui tutto il resto si fonda. Il blu diventa il colore dell’anima, di una parete che sovrasta i soggetti ritratti fino a consumarli attraverso il riflesso cupo e allo stesso tempo pesante, come se gli occhi della fotografa si trasferissero dal mirino della macchina fotografica alla parete. Si crea quasi una traslazione dell’autore che consente allo sguardo di osservare il soggetto da più lati, da più prospettive.

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Non è solo il blu ad intercettare questa follia vestita di nobili sensazioni. Il giallo e il rosso, ad esempio, ripropongono queste visioni, a loro volta meno dure ma provviste della stessa intensità comunicativa. Ancora figure femminili che si fermano davanti al magma che bolle per via dell’alta temperatura. Si nascondono, rannicchiate su loro stesse fino a dare vita ad una immagine che cerca di resistere alla notorietà del male. I loro volti sono altrove, lontani dallo sguardo che scruta il lato anomalo della realtà. Sfogliare le gallerie di Asia Giannelli sui vari Social Network (Flickr e Facebook) vuol dire dare ascolto alla tendenza di stravolgere le carte sul tavolo di ciò che appare, senza usare minimamente la forza. Nella quiete espressiva che i suoi scatti comunicano, c’è una grossa energia mossa dalla volontà di distruggere un ostacolo attraverso la fotografia, una fotografia che parla e che non sta mai ferma nonostante la sua materialità.

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Sono scatti che ti avvolgono fino a cullarti nel bel mezzo dello sfacelo rappresentato dagli abissi del giorno, dalla ripetizione a cadenza settimanale, capaci di preservare un rifugio agli occhi — e alle menti — che si posano sopra di loro. Una volta fermi davanti, si riesce quasi ad ascoltare il suono impercettibile che le fotografie sono in grado di riprodurre in seguito alla commistione di corpi chiari e riflessi di luce solare. Il surrealismo che salta fuori è il fattore che guida e lega tutta la fotografia di Asia Giannelli. Un surrealismo ben costruito, che sceglie di nascondere il busto mostrando in cambio un paio di gambe, oppure una pianta dal verde intenso che nasconde parte del volto di una ragazza, o ancora il resto del suo busto, lasciando poi spazio d’espressione alle curve accennate dei seni.

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Quella di Asia Giannelli è una fotografia che traghetta la mente verso le sponde dell’inaspettato, della bellezza celebrata in ogni sua declinazione estetica. L’impatto dei colori è l’evidenziatore attraverso cui prende forma quello che non risalta subito ad un primo sguardo. Il contrasto valorizza le ombre e le mette in bella mostra, lasciandole poi percorrere i sentieri dei corpi ritratti. Il blu, il rosso e il giallo — esempi di colori sopracitati –, sono finestre sul mondo sempre più sfuggente. Tramite la loro presenza, il loro sforzo, gli scatti acquistano una profondità non solo di campo, ma sopratutto di alti livelli comunicativi. Una profondità che si spinge nel ventre di chiunque e sceglie di lasciarsi scavare nell’intimo. Diffondere il verbo del portare oltre gli sguardi, di non fermare gli occhi al cospetto di tutto quello che appare chiaro e tondo e trovare una via di fuga che salvaguardi, in un modo o nell’altro, il senso critico che vive in ogni singolo sguardo.

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