All posts tagged: Arte

La ricerca della libertà di Era Enesi

“Provavo un piacere selvaggio a correre sotto il vento e a stordire il mio spirito conturbato” Charlotte Brontë  Vento. come Era, il suo nome in lingua albanese.  Ossessivamente ricerco all’interno del mio subconscio il significato della  parola libertà che si esplica attraverso il nudo. La sensazione di mancanza e sconosciuto mi muove verso la ricerca di un rapporto sincero e intimo con le persone che fotografo, rivedendomi ogni volta in loro. Attraverso la macchina e i soggetti mi annullo, spogliandomi di tutte le realtà della mia vita”. “I ricordi intrecciati alla fotografia esprimono il mio tentativo di liberazione verso me stessa e gli altri. www.eravento.com Instagram: @eraenesivento

Paul Klee, pittore e poeta

C’era una volta una cosa ha chiesto: cosa contava qualcosa? da no a niente nessun ente comunque oplà il senso eccolo qua entrò l’apparenza dentro la verità e divenne possibilità. Paul Klee, Asino Io sono Dio, Ich bin Gott, scrive Paul Klee, quel Paul Klee che tutti conosciamo per le sue immagini incantate, bambinesche, colme di colori, luci, linee fluide, spesse, sottili come ragnatele, spezzettate e intricate in grovigli disordinati, contorni assenti o ampliamente definiti, come alte cortine di invalicabili aree segrete, giardini sovrannaturali e silenti, di quelli che vedevamo nei sogni di quando eravamo giovani. «Tanta divinità / si è accumulata in me / che non posso morire» (P. Klee). Modesto il pittore di Berna, poliedrico e vivo, tuttora, con la sua arte. Io, dopo anni passati a collocare pittori dentro correnti e scuole, a comprendere stili, impasti, teorie, ho scoperto un Klee lirico, inondato da una luce nuova, quella delle parole. Franco Arminio scrive che «le poesie sono tazzine di luce nella notte», la poesia di Klee è colorata come le sue tele, sofisticata senza …

Ista é Lisboa. E non si traduce

Una dis-guida non convenzionale [di Disguido Luciani foto di Rosa Lacavalla] Si va lenti, ma tanto lenti, a Lisbona, così tanto che dopo qualche accelerata casuale per superare la vecchina di turno, e qualche smadonnata di troppo, quasi ti abitui. Deponi la fretta, l’ansia. Deponi pure la velocità. E, sì, va bene, tudo bem: vai lento anche tu. E, così, velocemente, impari ad andare lento, impari il ritmo lento di Lisbona. Impari ad aspettare minuti davanti a casse vuote e cassieri assenti, ma sai che sarai ricompensato. Perché quella cassa vuota sarà riempita da un ingombrante sorriso a mille denti del cassiere fino ad un attimo prima assente. E quando qualcuno urlerà obrigado, un semplice “grazie”, gli altri attorno a lui, ma tutti gli altri, coinvolti o meno da quel grazie, risponderanno allo stesso modo. E partirà una ola di obrigado, un coro di voci con accenti diversi. E sorrisi. I più ampi che io abbia mai visto. Come il cielo sopra la città con l’acqua in basso a fargli da specchio. Che, vero o …

The Floating Dismaland: L’Arte nell’era del suo riverbero mass-mediatico

“In tutto il mondo i musei più importanti si sono piegati alla logica disneyana e stanno diventando essi stessi dei parchi a tema. Il passato, fosse pure il Rinascimento italiano o l’antico Egitto, è riassimilato ed omogeneizzato nella forma più digeribile. Senza speranza di fronte al nuovo, ma delusi da tutto quello che non ci è familiare, noi ricolonizziamo tanto il passato quanto il futuro. La stessa tendenza si coglie nei rapporti personali, nel modo in cui ci aspettiamo che la gente confezioni se stessa, le proprie emozioni e la propria sessualità in forme attraenti e di richiamo immediato.” James G. Ballard Se nell’era della sua riproducibilità tecnica l’opera d’arte perde l’aura necessaria a consacrarla tale, oggigiorno, parrebbe che il riverbero mass-mediatico che l’accompagna costringa la critica a non escludere dall’analisi, una sociologia della fruizione. Il soggetto principale, ovvero il pubblico, attraverso il quale l’opera d’arte e nello specifico le installazioni artistiche si completano, diviene così parte necessaria ed elemento d’indagine esso stesso. Una installazione senza pubblico non è arte, così come l’ambiente in cui …

Sia fatta la volontà del caso. E di Dido Fontana.

di Valentina Rinaldi Roba buona come il pane, all’ultima edizione di ArtVerona. Curiosa, mi addentro in questa nebulosa di pellegrini silenziosi in cerca di un santo a cui votarsi, in cui si cammina lenti e ci si ferma, si inclina il capo. Ordinati e disciplinati per questa fiera d’arte moderna e contemporanea, dedalo di allestimenti minimal e ricercati sussurri, come si conviene, poi ecco, d’improvviso: fermi tutti! Che forse ci s’inciampa senza accorgersene, forse te ne accorgi pure — mind the gap! — e deliberatamente ti ci butti dentro. A caduta libera(toria). E’ così che mi ritrovo di fronte allo stand di Boccanera, galleria che espone gli scatti di Dido Fontana. Ci ho girato attorno, ho preso tempo, ho riempito i polmoni di ossigeno. Decidi ora: o vai o resti. Non serve neppure lanciare la monetina, piuttosto avanzo ancora un poco. E, ad ogni passo, la forza di gravità spinge verso quell’affollamento di fotografie e cornici e stampe e fotocopie e poster. Più che sovraffollata quella parete, trabocca e riempie la vista e il cervello. Non è solo una …

Quando il dolore si fa autoritratto

Amava dire di essere nata nel 1910 per far coincidere la propria nascita con l’inizio della rivoluzione, perché si sentiva “figlia della rivoluzione messicana”. Oggi vi parliamo di un’artista che non ha bisogno di presentazioni: Frida Kahlo. La pittrice messicana nasce nel luglio del 1907. Suo padre è un fotografo tedesco di origini ebraico-ungheresi e sua madre una donna messicana facoltosa. Conosce sin da bambina il dolore, a causa della sua spina bifida, ma questo non la fermerà nell’espressione del suo talento artistico e della sua forte e passionale personalità. Ad appena diciott’anni tuttavia le accade un terribile incidente in autobus e per questo sarà costretta a letto per molti anni. I suoi genitori le faranno appendere uno specchio sul letto a baldacchino per permetterle di dipingere durante gli anni di convalescenza. Frida tenta così di proporre la sua arte al famoso pittore Diego Rivera, che ne rimane molto colpito per lo stile moderno. I due dopo qualche anno si sposano: la storia tra Frida e Diego si rivela burrascosa, soprattutto a causa delle relazioni …

Addio a John Hopkins

Quello che vedete ritratto sopra è John Hopkins. Dei fotografi si dice che raramente si lasciano immortalare — un po’ come la storia del DJ che mette la musica alle feste solo perché non sa ballare — invece di lui abbiamo abbastanza materiale per ammirare i suoi usi e costumi. Hoppy, com’era solito farsi chiamare da amici e fans, è morto lo scorso 30 Gennaio a Londra. Aveva 78 anni. Tutti lo conoscevano per la sua attività di fotografo, reporter e giornalista, ma non solo. Ha ricoperto un ruolo di tutto rispetto nella scena della cultura underground a partire dagli anni 60. Iniziò a fotografare dopo aver ottenuto — sprecata volutamente, nel pieno delle sue facoltà — una laurea in fisica all’Università di Cambridge nel 1957. Di lì a poco ricevette in regalo una macchina fotografia, la stessa che gli consentì di iniziare a scattare i primi lavori per le maggiori riviste inglesi di quegli anni. Da annoverate tra le sue creazioni ci sono: la rivista anarchica The International Time e il club UFO. Il giornale nacque nel 1966 — pare con l’aiuto economico di Paul McCartney — a …