“Vinpeel degli orizzonti” – una favola per adulti; Quattro chiacchiere con Peppe Millanta

«Nella sua collezione c’erano conchiglie con dentro il rumore della battaglia di Trafalgar, o il mare calmo di quando Colombo arrivò in America, o ancora i flutti battuti dalla pioggia del Diluvio Universale.»

Vinpeel degli orizzonti, Peppe Millanta

“Vinpeel degli orizzonti” – una favola per adulti; Quattro chiacchiere con Peppe Millanta

Caro lettore,

quanti anni ti pesano sulla testa e dove ti trovi adesso? Non importa, chiedevo per rompere il ghiaccio. Caro lettore, mi trovi destabilizzata e in certo modo confusa, perché le parole generano a volte scompiglio, perché le parole sono importanti. Con queste, sono importanti le storie. La vicenda di cui voglio parlarti adesso è la storia di una storia, ovvero il racconto sul modo in cui tutto comincia, su come si generano alcuni resoconti che i più chiamano letteratura. Ho parlato con una persona che con le parole ha stretto una specie di patto, per lui le parole sono dense nostalgie, ponti, porte, luci, meraviglie. Questo non perché sia laureato in legge, questo perché è un musicista e uno scrittore.

Peppe Millanta l’ho conosciuto tempo fa, non di persona, ma tramite la musica sua e della sua band, i Balkan Bistrò. Sound balcanico, festoso e strepitante, di allegrie spinte al limite e ritmi esagerati tra una tromba e un sax, una grancassa e un fricorno basso.

Adesso lui ha scritto un libro (Vinpeel degli orizzonti, Neo Edizioni, 2018) che dice di aver pensato tanto tempo fa. È un libro che racconta di questo ragazzino in un posto fuori dal tempo, fuori da tutto. Questo luogo è Dinterbild, questo ragazzino Vinpeel. Per capire come le parole, che come tante perle di una lunga collana sono state messe in fila per dar vita a questa storia, abbiamo fatto quattro chiacchiere con l’autore.

 

«Le storie sono tutto, che siano scritte o meno. Credo nella potenza delle storie. […] C’è qualcosa di potente e di ancestrale nelle storie. Qualcosa di impalpabile che però riesce a dare un ordine al caos in cui viviamo. Le storie sono un argine a questo caos. Probabilmente l’argine più tenero che siamo riusciti a costruirci intorno»

Peppe Millanta

“Vinpeel degli orizzonti” – una favola per adulti; Quattro chiacchiere con Peppe Millanta

 

Vinpeel degli orizzonti dopo l’ambizioso premio “John Fante Opera prima – 2018” (e una valanga di altri riconoscimenti, tra cui il premio “Alda Merini” – 2018) ha spiccato il volo verso cieli lontani e rotte indefinite. Io – e penso molti insieme a me – prima delle tue parole ho conosciuto la tua musica, che trovo bellissima. È come se la musica ti precedesse. Voglio chiederti allora una conferma o una smentita: quanta musica ti porti addosso e quanta ce n’è nel tuo romanzo?

Sulla pelle nel tempo mi si è posata addosso un mucchio di musica. Un po’ come fa la polvere. Vengo da una famiglia di musicisti, e sono sempre stato abituato ad ascoltare dischi, cantautori e così via. C’è poi la musica che mi si è posata addosso nei vari concerti in giro per l’Italia. Quella che mi è arrivata in regalo da un incontro fortuito. Quella che mi è arrivata per caso. Tutta polvere che a volte aiuta un po’ a volare. Un po’ come quella che hanno le farfalle sulle ali, per intenderci.

“Vinpeel degli orizzonti” – una favola per adulti; Quattro chiacchiere con Peppe Millanta

È un romanzo di solitudine e di attese, silenzi, malinconie. Vinpeel è il ragazzino di un posto dove il tempo non è ancora arrivato, dove le storie si sono fermate. Dinterbild è un luogo sospeso. Quando è nato tutto questo? Quando gli strambi personaggi che abitano quella terra dimenticata hanno cominciato a popolare i tuoi pensieri? Sapresti indicare un punto dove collocare la genesi della tua opera e descrivere come nel tempo si è evoluta? Ha subito stalli, involuzioni? Che cos’è per te la scrittura?

È una domanda a cui, ammetto, non so rispondere. La scrittura in realtà è stata abbastanza fluida. Il prima invece, l’ideazione, l’architettura narrativa, è stata molto laboriosa. Avevo un po’ questo mood dentro, e l’ho deformato attraverso la lente di una favola per rendere la storia più leggera. Il primo capitolo l’ho scritto a diciannove anni, senza sapere assolutamente nulla sul seguito. Sono ripartito da lì per sviluppare tutto il resto. La scrittura, è banale dirlo, ma per me è tutto. O meglio, le storie sono tutto, che siano scritte o meno. Credo nella potenza delle storie. Ce le passiamo praticamente uguali da generazioni e generazioni, ci emozioniamo sempre allo stesso modo. C’è qualcosa di potente e di ancestrale nelle storie. Qualcosa di impalpabile che però riesce a dare un ordine al caos in cui viviamo. Le storie sono un argine a questo caos. Probabilmente l’argine più tenero che siamo riusciti a costruirci intorno.

 

La tematica della scoperta, della volontà di conoscere e andare alla ricerca di cose mai viste prima è uno dei fulcri del romanzo. Gli orizzonti di Vinpeel sono anche i tuoi?

Gli orizzonti di Vinpeel credo siano un po’ quelli di tutti. Sono gli orizzonti dove è possibile immaginare un’alternativa, un Altrove appunto. Sono gli squarci dove si può fantasticare una vita diversa. Sono il luogo da cui partire per ogni nuovo viaggio, perché già immaginare un Altrove è il primo passo per raggiungerlo.

“Vinpeel degli orizzonti” – una favola per adulti; Quattro chiacchiere con Peppe Millanta

 

Quali sono gli autori che ti ispirano? I libri che rileggeresti senza mai stancarti? Le musiche che potrebbero accompagnare la lettura della tua storia?

Tantissimi. Ho un debito enorme con moltissimi autori. Così su due piedi direi Boris Vian, Buzzati, Márquez, Cortázar e Twain. Non sono un grande ri-lettore di libri. Sono talmente curioso che in genere preferisco leggere cose nuove. Però un libro che non mi stanco di rileggere è “Cent’anni di solitudine” di Márquez. Le musiche sono invece tantissime. Nella stesura del romanzo ho abusato di Samuel Barber, di Lisa Gerrard, di Wim Mertens. Musiche abbastanza d’atmosfera.

 

Cosa speri che il romanzo lasci al lettore?

Spero che gli lasci vibrazioni positive. Tenerezza. Fiducia nel domani.

 

Libere dichiarazioni finali: un luogo, un tempo, un personaggio, una citazione.

Lo spazio che separa due luoghi, lo spazio del viaggio, quando ancora tutto è possibile.

L’infanzia.                                                                                                                                     

Bernard Moitessier.                                                                                                               

“Soffrirò, morirò, ma intanto sole, vento, vino e trallallà!”

 

 

 

__ «Non siamo personaggi, siamo storie […] Ci fermiamo all’idea di essere un personaggio impegnato in chissà quale avventura, anche semplicissima, ma quel che dovremmo capire è che noi siamo tutta la storia, non solo quel personaggio. Siamo il bosco dove cammina, il cattivo che lo frega, il casino che c’è attorno, tutta la gente che passa, il colore delle cose, i rumori.»

Alessandro Baricco, Mr Gwyn __

 

© Iole Cianciosi