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“Vinpeel degli orizzonti” – una favola per adulti; Quattro chiacchiere con Peppe Millanta

«Nella sua collezione c’erano conchiglie con dentro il rumore della battaglia di Trafalgar, o il mare calmo di quando Colombo arrivò in America, o ancora i flutti battuti dalla pioggia del Diluvio Universale.» Vinpeel degli orizzonti, Peppe Millanta Caro lettore, quanti anni ti pesano sulla testa e dove ti trovi adesso? Non importa, chiedevo per rompere il ghiaccio. Caro lettore, mi trovi destabilizzata e in certo modo confusa, perché le parole generano a volte scompiglio, perché le parole sono importanti. Con queste, sono importanti le storie. La vicenda di cui voglio parlarti adesso è la storia di una storia, ovvero il racconto sul modo in cui tutto comincia, su come si generano alcuni resoconti che i più chiamano letteratura. Ho parlato con una persona che con le parole ha stretto una specie di patto, per lui le parole sono dense nostalgie, ponti, porte, luci, meraviglie. Questo non perché sia laureato in legge, questo perché è un musicista e uno scrittore. Peppe Millanta l’ho conosciuto tempo fa, non di persona, ma tramite la musica sua e …

Sovvertire l’ordinario: Luca Mata

Di solito associo la crudeltà di un’immagine alla forza attraverso cui racconta un momento preciso. Sporca, priva di costruzione, spontanea. È la somma di una lunga serie di sensazioni che si trasferiscono dall’occhio di chi è dietro al mirino fino ad arrivare al mio. Una trasposizione di sentimenti che finiscono sempre per liquefarsi, riducendo la loro impronta a qualcosa che mai si riuscirà a prevedere. Il gusto personale, la scarica di emozioni che suscita una visione rispetto ad un’altra, il boato che irrompe nella zona dove esistono schemi invalicabili. La prepotenza di uno scatto prende vita, si realizza nello spazio visivo e attacca le consuetudini esistenti. Crea una sorta di invasione nel regno popolato da prefabbricati acquistati a metà prezzo, una lama che affonda nel corpo e ravviva la carne e le terminazioni nervose. Quando una fotografia destabilizza il personalissimo concetto di bellezza, il relativismo acquista un’immensa energia che si immagazzina poi nei meandri del suo essere materia dell’individuo stesso. Le reazioni non sono mai comprensibili completamente, eppure il gusto di una certa schiera di …

Riuscire di scena

di William Dollace Persone. Attese. Panchine. Orizzonti di plexiglass e cielo. Il lavoro di Niall McDiarmid è una puntata di luce e attesa, di corpi di schiena, di sguardi che guardano chiaramente un altrove tolto di ogni anfratto fisico legato a rapporti di causa-effetto. Sono i personaggi di William H. Gass, di Carver, di Yates, i ragazzi delle consegne, i vecchi che resistono, le cassiere, le donne in attesa che pulsano di voglia e rassegnazione insieme, dal peso leggero di uno sguardo pesante, con cui passare l’estate in questi mercoledì delle ceneri. Battersea, South London — July 2015 Sono tempi tagliati fuori dall’inquadratura per tenere i corpi come templi, premesse di addii o di partenze, crepuscoli, epoche materiali dettate da grandi animali, dalle voci soffocate. È un ritmo che non ci appartiene, perché sembra non essere mai esistito, immobile e inchiodato come una flebo di luce attorno a un corpo, in attesa della morte, di un viaggio, di qualcuno che ti faccia sentire bene. Diari di lavorazione per vite che non sapremo mai, lezioni di anatomia vestite di cartongesso e …

Sia fatta la volontà del caso. E di Dido Fontana.

di Valentina Rinaldi Roba buona come il pane, all’ultima edizione di ArtVerona. Curiosa, mi addentro in questa nebulosa di pellegrini silenziosi in cerca di un santo a cui votarsi, in cui si cammina lenti e ci si ferma, si inclina il capo. Ordinati e disciplinati per questa fiera d’arte moderna e contemporanea, dedalo di allestimenti minimal e ricercati sussurri, come si conviene, poi ecco, d’improvviso: fermi tutti! Che forse ci s’inciampa senza accorgersene, forse te ne accorgi pure — mind the gap! — e deliberatamente ti ci butti dentro. A caduta libera(toria). E’ così che mi ritrovo di fronte allo stand di Boccanera, galleria che espone gli scatti di Dido Fontana. Ci ho girato attorno, ho preso tempo, ho riempito i polmoni di ossigeno. Decidi ora: o vai o resti. Non serve neppure lanciare la monetina, piuttosto avanzo ancora un poco. E, ad ogni passo, la forza di gravità spinge verso quell’affollamento di fotografie e cornici e stampe e fotocopie e poster. Più che sovraffollata quella parete, trabocca e riempie la vista e il cervello. Non è solo una …