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Herberto Helder, poeta oscuro

Itinerario geografico e spirituale nel grande scrittore portoghese da poco edito in Italia Herberto Helder è un poeta oscuro portoghese. Herberto Helder non rilascia interviste. Herberto Helder è nato a Madeira, isola a forma di cane. Herberto Helder racconta i treni in partenza nella sua Europa da esule. Herberto Helder veglia le stanze spoglie della sua Lisbona di casa. La prima volta che sento parlare di Herberto è il marzo del 2018, mi trovo in una libreria di Porto, sono le tre di pomeriggio, la seconda imperial. Chiedo al proprietario se non sappia indicarmi tra gli scaffali un’opera minore di Agualusa, un’edizione illustrata dei Luisiadi di terza mano. Dice di no, però ha qualcosa di molto meglio, un libro di uno scrittore appena scomparso, un libro magico, «póesia em prosa». Lo dice proprio così, mettendo tutta le dolcezza del mondo su quella “o”, la più importante dell’intera lingua portoghese. Attraverso il libro magico e mi addentro sempre di più in Herberto Helder. La biografia è un reticolo, gli avvistamenti sono molteplici, schizofrenici, difficili da decifrare. Nella …

Ista é Lisboa. E non si traduce

Una dis-guida non convenzionale [di Disguido Luciani foto di Rosa Lacavalla] Si va lenti, ma tanto lenti, a Lisbona, così tanto che dopo qualche accelerata casuale per superare la vecchina di turno, e qualche smadonnata di troppo, quasi ti abitui. Deponi la fretta, l’ansia. Deponi pure la velocità. E, sì, va bene, tudo bem: vai lento anche tu. E, così, velocemente, impari ad andare lento, impari il ritmo lento di Lisbona. Impari ad aspettare minuti davanti a casse vuote e cassieri assenti, ma sai che sarai ricompensato. Perché quella cassa vuota sarà riempita da un ingombrante sorriso a mille denti del cassiere fino ad un attimo prima assente. E quando qualcuno urlerà obrigado, un semplice “grazie”, gli altri attorno a lui, ma tutti gli altri, coinvolti o meno da quel grazie, risponderanno allo stesso modo. E partirà una ola di obrigado, un coro di voci con accenti diversi. E sorrisi. I più ampi che io abbia mai visto. Come il cielo sopra la città con l’acqua in basso a fargli da specchio. Che, vero o …