All posts tagged: letteratura

Libri in spiaggia e luna alta in pieno giorno

La dura legge del libro in spiaggia, una lunga storia fatta di bestseller che si inseguono tra le onde e i granelli di sabbia, sotto gli ombrelloni di attenti lettori che attendono — a piedi nudi sulla sabbia rovente — che il bagnino svogliato apra la sdraio a fasce gialle e verdi. Scelgono la migliore delle posizioni da assumere senza dimenticare di riproporre quella più consona al periodo e via, pagina dopo pagina, arrivare alla tanto agognata fine. Ma davvero esiste un ipotetico libro per l’estate? Davvero uno vale più dell’altro e merita di essere sfogliato in riva al mare? Romanticismo a parte, ho passato gli ultimi due giorni a cercare la risposta giusta a queste domande, indagando qua e là sul motivo per cui qualcuno considerato tra i grandi agitatori culturali di questo paese stabilisce qual è o meno il romanzo da portare con sé in spiaggia, insieme al telo e alla crema protettiva — o abbronzante, a seconda dei casi. A questo punto credo sia necessario andare oltre la trilogia di E.L. James e i suoi strabilianti risultati ottenuti …

Relazioni e automatismi: Alberto Moravia va in scena

Alberto Moravia, simbolo indiscusso della letteratura romana, figura di spicco che seppe coniugare il romanzo italiano, oltre all’opera di Italo Svevo, con i risvolti della psicoanalisi e le sue lunghe diatribe — interne ed esterne. Moravia, lo scrittore che a ventidue anni diede alle stampe il suo celebre Gli Indifferenti (1929), scuotendo i lettori per via della narrazione così complessa, tanto da far suscitare qualche dubbio sulla sua vera età. Moravia, lo scrittore che in un’intervista di qualche anno fa Dacia Maraini definì il vero padre dell’esistenzialismo, ideologia filosofica elaborata da Jean Paul Sartre nel corso dei suoi lavori e venuta fuori dal romanzo La Nausea (1938). Biografie e meriti si scontrano come meglio possono, secondo le loro tesi migliori, fino a fortificare le vite di autori là dove le loro opere sembrano non riuscire a intensificare ulteriormente le fondamenta sparse per i loro libri. Quello che ho avuto modo di incrociare tra le pagine de L’Automa (Bompiani, 1962) è un Moravia che mette al centro della sua narrativa il terreno fragile su cui si erigono i …

Attraverso la bottiglia di Bukowski

Leggo un Bukowski l’anno. Con lui, con i suoi libri, ho un rapporto che dura da diverso tempo ormai. Ho iniziato con Quello che importa è grattarmi sotto le ascelle (Feltrinelli, cura e traduzione di Fernada Pivano), una lunga intervista realizzata dalla Nanda nazionale in cui Bukowski discute sulle sue scelte, sui suoi gusti letterari, sulla sua carriera di scrittore, sulle apparizioni in tv e via dicendo. Insomma, un modo un po’ anonimo per conoscere uno scrittore. L’ultimo suo libro che ho letto in ordine di tempo è stato Compagno di sbronze (Feltrinelli, traduzione di Carlo A. Corsi). Venti racconti in cui si ritrovano i temi cari allo scrittore californiano, temi che hanno fatto letteralmente impazzire di rabbia un certo femminismo — in Quello che importa è grattarmi sotto le ascelle e Shakespeare non l’ha mai fatto(Feltrinelli, traduzione di Luigi Schenoni) c’è tutta una parte sulla protesta che alcune femministe hanno tenuto fuori ad alcune delle sale che ospitavano i suoi reading. Illustrazione di Emiliano Ponzi Al di là dell’uso popolare che si fa di Bukowki e dei suoi libri — citare un suo brano, renderlo …

Richard Yates: dalla scrittura alla vita

Non nascondo quanto la narrativa in forma breve mi stia divorando l’anima. Nell’ultimo ordine — che dovrebbe essere consegnato entro la fine della settimana, spero — c’è finita una mole di raccolte di racconti che supera di gran lunga quella dei romanzi. Eppure questi sono gli anni della grande crisi delle short stories. I lettori italiani preferiscono i romanzi, denigrando tutte le raccolte sistemate negli scaffali delle librerie. Se da una parte c’è un problema, dall’altra invece c’è un nuovo progetto editoriale che non passa inosservato — merito anche del suo nome. Racconti Edizioni è una nuova realtà concepita da Stefano Friani ed Emanuele Giammarco che ha preso il via ufficiale proprio all’ultima edizione del Salone Internazionale del Libro, con la presentazione della raccolta Appunti da un bordello turco di Philip Ó Ceallaigh nella traduzione di Stefano Friani. La casa editrice pubblicherà solamente raccolte di racconti, e per questo motivo ne vedremo delle belle. Eventi come questi non possono far altro che bene al panorama editoriale del nostro paese. Tornando alla mia vita da lettore, l’ultima raccolta che ho letto è stata Undici solitudini di Richard Yates …

George Saunders, Pastoralia e il coraggio di riscattarsi

Riuscire ad imporsi, quando non si ha la benché minima idea di come si faccia, può risultare estremamente impegnativo. Per di più l’ostacolo da abbattere è una sorella che non si riesce a mettere fuori di casa, dandole una valida motivazione che la porti oltre la porta di ingresso una volta per tutte. Sembrerebbe un gioco da ragazzi. Farsi prendere dalla rabbia e urlare a squarciagola come un matto fino a che il desiderio non prende la giusta forma, eppure ci sono momenti in cui non si è in grado di fare nulla del genere. L’unica salvezza che sembra profilarsi è quella di restare inerme e far finta di star bene quando invece non c’è alcun valido motivo. Questa è la storia che salta fuori da Winky, racconto di George Saunders contenuto nella celeberrima raccolta Pastoralia, pubblicata in Italia prima da Einaudi nel 2001, con la traduzione di Cristiana Mennella, e poi riedita da Minimum Fax nel 2014. La traduzione è rimasta invariata. Winky è una sorella che, nonostante le circostanze, vive ancora con suo fratello Neil. …

Everyman: la morte di un uomo qualunque

La morte è uno di quei temi che rappresenta tutta la delicatezza davanti alla cui manifestazione non sappiamo reagire. Negli anni l’uomo ha creato diverse opportunità per porre rimedio alla fine ultima per antonomasia — l’arte e la religione in primis. Tendenzialmente siamo portati ad allontanare più che mai questo evento che, in un modo o nell’altro, ci colpirà. Prende vita una battaglia tra conscio e inconscio, tra fermezza e fuga oltre le mura della vita, mettendo a nudo — in alcuni casi — un certo egoismo che non smette di contraddistinguerci. Quel che importa è come fuorviare le menti dalla fine. Niente e nessuno potrà mai venirne fuori senza aver prima messo a repentaglio le ossa che sorreggono la materia mortale. Temiamo la decomposizione dei corpi prima ancora che delle menti. L’intera letteratura è satura di questo sentimento di disagio. La morte si affaccia, anche lì dove non sembra, e fa il suo gioco attraverso le paure che gli scrittori scelgono di raccontare. In un modo o nell’altro diventa l’ingrediente principale di una scatola che racchiude una storia, facendola divenire a …

New York, I love you but you’re bringing me down

A volte nella vita ci sono delle coincidenze che s’incatenano e danno vita a situazioni che non avresti mai immaginato, oppure ti fanno incontrare gente che non avresti mai pensato di conoscere, o ancora capita che il tuo relatore sbagli il titolo del libro che ti ha consigliato di inserire nella tua tesi di laurea. È così che sono venuta a conoscenza di Manhattan Transfer di quel gran genio di John Dos Passos. Per essere un libro del 1925, dire che è avanti è riduttivo. In quel periodo, i libri di letteratura inglese lo insegnano a gran voce, il Modernismo era la corrente protagonista della scena letteraria. Si tratta comunque dei primi decenni del nuovo secolo. Il grande Novecento era cominciato con quel grande lavoro tutto filosofico e per nulla scientifico che è L’interpretazione dei sogni di Freud. Le certezze del pomposo secolo precedente, tra la caduta dell’Impero asburgico e la fine dell’età vittoriana con la morte dell’omonima regina nel 1901, erano crollate come un castello di sabbia e avevano lasciato solo un gran cumulo di polvere e molta …

Meno di Zero e il cinema

Questi sono i giorni di Leonardo DiCaprio. Dopo l’ennesima nomination è riuscito ad aggiudicarsi l’Oscar come miglior attore protagonista. Tutti i suoi fans sono in subbuglio, i meme disperati sono stati sostituiti da gif che ritraggono l’attore in momenti decisivi della sua intera produzione. Il cinema è passato automaticamente in secondo piano: la vittoria di DiCaprio era qualcosa che non si poteva più rimandare. Andava celebrata. Avrebbe potuto anche far parte di uno di quei film malriusciti — tutti gli attori e i registi ne hanno almeno uno nella loro lista — ma l’Oscar andava dato a lui, con buona pace del suo discorso sull’ambiente da molti ignorato — per non parlare del film The Revenant. Negli stessi giorni in cui impazziva la febbre del premio Oscar ho letto Meno di zero di Bret Easton Ellis tradotto da Marisa Caramella — in questa edizione Einaudi, lo dico a malincuore, manca l’introduzione di Fernanda Pivano –. So benissimo che può sembrare — quello tra DiCaprio e Meno di zero — un parallelo alquanto azzardato, ma in entrambi i casi avverto la presenza di un cinema che non vuole affatto smettere di parlare. …

Ho passato la vigilia di Natale con Carver

Ognuno di noi ha un approccio diverso nei confronti dell’arte. E’ un po’ lo stesso rapporto che abbiamo col cibo. Conosco gente che definirei bulimica rispetto all’arte. Ne inghiottono così tanta quasi da star male. E dopo, irrimediabilmente, si ficcano due dita in gola e la vomitano tutta. Poi ci sono gli anoressici: dosano le razioni accuratamente. Ho sentito dire in un telefilm «papà contava i cereali che metteva nel latte». Sì, calcolare le razioni è proprio un tratto distintivo di chi vuole tenere sotto controllo delle cose in modo ossessivo. Ma si può parlare di disturbi simili a quelli alimentari per quanto riguarda l’arte? Mi viene in mente una consuetudine condivisa da molti, me compresa. Quando sento diverse persone tessere le lodi di un’artista — non me ne vogliate — mi risulta molto facile che quest’ultimo mi stia terribilmente antipatico. È successo con uno scrittore che poi ho rimpianto di aver scoperto così tardi nella mia vita: Raymond Carver. Tutte le volte in cui ho letto commenti fin troppo positivi da parte di gente sparsa per il mondo — «oh, è così carveriano!» — ho pensato …

Phil, dove sei finito?

Una delle domande che amo pormi è: può uno scrittore rimanere rinchiuso in un personaggio da lui costruito? Certo, la veridicità della risposta è molto relativa. Siamo lettori che aspettano con foga il passo falso dello scrittore amato, lo stesso che nelle pagine dei suoi libri ci guida verso qualcosa di profondo, di inaspettato, e ci consegna prontamente una narrazione viva e allo stesso tempo impossibile da prevenire. Il personaggio entra in scena. Il sipario percorre gli ultimi centimetri che lo separano dalla fine del binario. La platea, dopo un’attesa a dir poco trepidante, è finalmente presa da quel che accede sul palco. Tutti hanno gli occhi fissi sul protagonista. Lo osservano, lo spogliano, lo studiano nei minimi particolari, cercando di cogliere l’attimo in cui egli si priva di tutte le congetture che gli competono. La maestria del povero e indifeso uomo è al suo apice. Il crollo tanto atteso viene rimandato al prossimo spettacolo — ammesso che ci sarà. Prima e dopo la sua prestazione, il protagonista è solo. Nuota nella solitudine più profonda alla ricerca …