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Domenica mattina

di Francesco Tacconi … no è che c’è ‘sto fatto che ormai lavoro pure al sabato perché me lo hanno chiesto un sacco di volte di andarci e all’inizio dicevo di no ma poi con il fuoribusta che mi hanno offerto ho finito con l’accettare e così l’unico giorno libero che mi rimane veramente è la domenica e allora ho pensato che qualcosa dovevo fare pure io per distrarmi e per staccare e così ho cominciato a fare ‘sta cosa che mi piace un casino perché di fatto all’inizio avevo pensato di fare qualche sport come fanno tutti tipo corsa o piscina ma a correre mi pare di essere scemo perché in realtà non c’è un posto dove arrivare e in piscina mi annoio a morte a fare avanti e indietro con tutti i fanatici che ti vengono addosso o quelli lenti che non ti fanno passare mai che ci sono pure certe vecchie che te le raccomando e così ho pensato che dovevo trovare qualcosa di alternativo che di leggere ad esempio non ci …

Costruiremo mondi sul niente, e poi li abiteremo.

di William Dollace «Un jour, on construira des villes pour dériver.» Guy Debord — Théorie de la dérive — 1956 La sconfitta. La deriva. La sconfitta è il portiere di una palestra che non esiste, da tempo scandito e candito dalle sue abitudini, il guardiano del niente, la luce verde dell’abitudine, alieno di sostanza. La deriva sono i totem di gasolio, disserviti dal loro servizio, impossibilitati a guardarsi fra loro ma a guardare nella stessa direzione, per sempre, monumenti, sculture di metallo semivuote. La sconfitta è una televisione che parla a sé stessa, megafono semantico in una stanza che potrebbe essere un’astronave nello spazio servita da televendite per alieni, costumi e culture lanciate come da un megafono per posteri che han deciso di abbandonare la loro poltrona. Julien Lombardi costruisce set che potrebbero stare ovunque, poltrone indirizzate a nessuno, lirici tentativi di darci in pasto alla deriva. Alla sconfitta. Questo lavoro di cesellamento della solitudine non mostra paura, rimorso, rimpianto, tale è, episodi solitari incendiari che viaggiano, fino al termine della notte. Piattaforme, in cui il suicidio del movimento ha lasciato …

Senza tempo

Sono quasi le sette del mattino e la serranda del caffè viene tirata su lentamente. Nino non ha mai avuto fretta, né in mattinata, né durante tutta la sua vita. Saluta qualche conoscente che si dirige al lavoro, fa il solito cenno con la testa che gli dà un’aria spensierata ed entra nel suo bar ancora vuoto, col pavimento un po’ da spazzare e pieno di ricordi, che presto si riempirà. Non è un posto bellissimo, ma chi lo frequenta sa che è speciale, sia quelli che ci passano tutti i giorni, sia coloro che ci finiscono assetati per sbaglio in un mercoledì qualunque. Nino ha la straordinaria capacità di godersi la vita. Di conseguenza, chi gli sta attorno comincia a pensare irrimediabilmente a quanto la propria esistenza necessiti di un cambiamento. Ma questo Nino non lo sa. Nelle pause gli piace stare sull’uscio del locale e guardare con le braccia conserte: assapora la gente perché ama i particolari e i dettagli che passano indifferenti. Si crea bellissimi quadri nella mente e li appende un …