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Black Mirror: Bandersnatch. Quando giocare a fare Dio è un “trip” che non appaga

[una disguida non convenzionale sull’esperimento interattivo Netflix: dal teorema dell’insoddisfazione al fatalismo 3.0] di Disguido Luciani   – Facciamo che io sono Dio e tu fai tutto quello che dico io? – Ma tutto tutto? – Sì, proprio tutto. Black Mirror: Bandersnatch, l’ultimo esperimento della serie TV britannica targata Netflix, segue lo schema del gioco più vecchio del mondo: uno fa Dio (di solito chi, già da piccolo, palesava accenni di delirio d’onnipotenza o mania del controllo), l’altro la “sua creatura”. Uno il padrone, l’altro il servo; uno il burattinaio, il “puparo”, l’altro il burattino. Il pupo. O, più romanticamente, uno il narratore, l’altro il personaggio. Semplice, no? Già allora, però, se ben ricordate, il gioco non finiva sempre poi così bene. Anzi, diciamo pure che non finiva mai bene.  Il pupo, ad un certo punto (di solito alla prima richiesta “eccessiva”), stanco, si lamentava smettendo di eseguire i comandi. Peggio, si ribellava. E magari iniziava a protestare pretendendo di fare lui Dio. Certe volte, poi, era Dio che si stancava. Ché fare Dio è una …

A Christmas Carol

Ma voi ve lo ricordate A Christmas Carol? Il Canto di Natale? L’ho ripreso in mano oggi che è solstizio di inverno. No solo così, perché mi era venuto in mente. In realtà mi era venuto in mente Morloch. (E stavolta, lo so, solo i miei coetanei sopravvissuti a un’infanzia anni ’80 potranno capire il senso di questa parola) Dicevo il Solstizio. L’ora più buia. Il giorno più breve dell’anno. La morte del Sole e sua, conseguente, Rinascita.  Sono sempre stata legata a questo momento particolare. C’è nell’aria questa luce pazzesca, greve e splendente come una minaccia. Una luce da fine del mondo.  Ma il tempo, lo sappiamo, è una roba ciclica. L’eterno ritorno delle stagioni. E trovo curioso che l’inizio dell’inverno coincida con la rinascita del sole. Quel sole vincitore che si festeggiava prima dell’istituzione, tutta cristiana, del natale.   Noi di Casa di Ringhiera ci concediamo qualche giorno di riposo, prima di tornare a nuova luce. Una specie di piccolo letargo, lungo appena la durata di queste feste natalizie. Sverniamo tra un panettone un pandoro …

4tet – mi sono fatta un giro tra i suoni dei Tanake

4tet - mi sono fatta un giro tra i suoni dei tanake

— Perché dovrei parlare con te? Dimmi. Non sapevo neppure esistessi fino ad un attimo fa ed è mezzo minuto che ti dico di andare. E, sai, mi prude il naso. Proprio adesso. E devo scegliere se grattarmi o parlare. Se stare in me o non stare affatto. E poi è morta Mary Ann, li dove è nata, a Macungie, Pennsylvania. L’ho conosciuta un anno fa che aveva già 93 anni, e l’ho fotografata mentre le visitavano gli occhi. Aveva una pelliccia di plastica tigrata, le mani profumate di qualcosa. Ha riso con me, tutto il tempo e poi è andata via. Proprio come ieri, quando la figlia mi ha scritto che il giorno prima le ha chiesto di cercarmi, che voleva ringraziarmi di averla fatta ridere tanto, per dirmi che quel giorno e i giorni che sono venuti era stata felice. Hai capito? Sai di cosa parlo? Hai ragione, nulla che ti riguardi, cose che prudono il naso. Che domanda è? Ho pregato fno ai sette anni. Poi silenzio, ché il tempo vale. Ah …

La Rivoluzione ai tempi della Brexit: Kate Tempest, la poetessa che ‘rappa’

[una disguida non convenzionale sulla spoken-word poetry incazzata nell’Europa che dorme] di Disguido Luciani     Picture a vacuum / Immaginate un vuoto An endless and unmoving blackness / Un buio immobile e senza fine […] it’s been a long day, I know, but look – / […] la giornata è stata lunga, lo so, ma guardate – In now / Entrate, adesso In / Entrate Fast / Presto A guardarla non lo direste che Kate Tempest è una dura, una ribelle. Anzi, la voce più dura e ribelle dei giovani d’Europa. A guardarla non direste neppure che Kate Tempest è una poetessa. Anzi, la poetessa più acclamata dell’ultima generazione di poeti inglesi. E no. Tantomeno direste che è una rapper. Anzi, la rapper più sorprendente della spoken-word poetry. Eppure, Kate Tempest, capelli biondi da tipica ragazza inglese, carnagione pallida da tipica ragazza inglese, occhi chiarissimi, ancora una volta da tipica ragazza inglese, all’apparenza un’Adele come ce ne sono tante a Londra, certo, meno raffinata e attenta al make-up, a trentatré anni è stata definita …

La bellezza violata ha interrotto la festa

La bellezza violata ha interrotto la festa. - Lulu Withheld

La bellezza violata -c’era scritto sul retro- la bellezza violata ha interrotto la festa. (La bellezza violata – Massimo Volume) Di storie ne ho sentite. Di bellezza violata. Di feste interrotte, dico, tante. Troppe.Tante sempre diverse sempre uguali. Con lo stesso finale di merda. Le ho sentite come si sentono tutte le cose che non ci riguardano, non personalmente almeno, con leggerezza. La superficialità data dalla distanza dei fatti, abituati a sentire tutto di tutto ormai. Con fatica. Con riluttanza. Con un’indignazione adeguata, che ci consente di andare avanti. Anche se forse no in realtà non è vero, mai con leggerezza. E forse a guardare meglio l’indignazione provata diventa rabbia. Anche quando è la pelle degli altri a vacillare. La rabbia.La senti la rabbia?Io sono incazzata. “In una cultura dello stupro, le donne percepiscono un continuum di violenza minacciata che spazia dai commenti sessuali alle molestie fisiche fino allo stupro stesso. Una cultura dello stupro condona come normale il terrorismo fisico ed emotivo contro donne. Nella cultura dello stupro sia gli uomini che le donne …

A, B, C… (a proposito di Maniac)

[a proposito di Maniac di Lulu Withheld – soundtrack: Out of Mind by DIIV] A, B, C. E passa la paura. Nel sogno sto smanettando con un cubo di Rubik, ma non riesco a scrollare bene i cubetti. Ho paura di non terminare il rompicapo per tempo, qualcosa di molto più importante è legato a questo maledetto cubo. Allora ci sono io che cerco di farlo velocemente seguendo il modello, l’algoritmo, che mi hanno insegnato quest’estate, ma nulla… questo cubo che ho in mano, nel sogno, è una cinesata e scrolla male. Ecco che poi il sistema si inceppa. Si inceppa tutto il sogno. Allorché mi sveglio, stamattina, e me lo chiedo eh, se le ho prese nel giusto ordine le pasticchine salvatristezza da viaggione nella mente. L’abc del salvavita. È che io ne ho fatti diversi nella mia vita di viaggioni da ferma, quelli dentro la testa dico. E cazzo Cary Fukunaga ne fa un piccolo capolavoro del viaggio dentro di sé, questo catartico e pazzesco viaggio dell’eroe dentro se stesso per me è …

the Art of Banksy

the Art of Banksy

The Art of Banksy. A VISUAL PROTEST   Dal 21 novembre 2018 sarà inaugurata al Mudec a Milano “The Art of Banksy. A VISUAL PROTEST”: mostra che, articolata in quattro sezioni con dipinti, sculture, stampe, fotografie e video, è stata ideata per creare una panoramica sul lavoro di Banksy, l’artista senza volto, cercando di fornire una chiave di lettura per quelli che di musei se ne intendono e di street art meno. “THE Art of BANKSY”, però, ha una peculiarità: come si può leggere sul sito del Mudec, infatti, la mostra non è ufficiale e non è autorizzata dall’artista inglese. Già i puristi gridano allo scandalo. Le diatribe tra street artists e sistema culturale non sono una novità. Sono passati solo un paio d’anni da quando Blu ha deciso di cancellare alcuni suoi pezzi dalla città di Bologna per protesta contro un’altra mostra: “Street Art. Banksy & co.” – per la quale diverse opere di street art furono staccate dai muri per essere ricollocate all’interno di Palazzo Pepoli. L’eliminazione dei pezzi di Blu non è …

“Sulla mia pelle”. Purché si guardi, purché se ne parli

[Una dis-guida non convenzionale sul dolore e sulla necessità di una dimensione collettiva, anche da soli] di Disguido Luciani (foto di Rosa Lacavalla) È un luogo speciale quello del Labàs di Bologna. Chi ha vissuto a Bologna lo sa. Un luogo speciale quando lotta per avere una casa per sé. È speciale quando la sua casa la offre. Ancora più speciale quando si fa cinema. E proietta, in barba a chiunque dica no (leggasi “case” di produzione e distribuzione, leggasi Netflix e Lucky Red), Sulla mia pelle, film di Alessio Cremonini sugli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi, atteso, qui più che altrove, con aspettative incontrollate e grandi speranze. È un luogo speciale, il Labàs, una casa e una dimensione collettiva. Che tu lo voglia o no, accanto a te c’è una persona, che sia un tuo amico o uno sconosciuto, uno come te. E sicuramente da te diverso. Impegnato, proprio come te, a ritagliarsi il proprio spazio privato senza prescindere dall’altro. Senza prescindere da te.  È un luogo speciale. Dove ti senti parte …

PERDIDA REINA – mi sono fatta un giro nelLa Festa Nera di Violetta Bellocchio

mi sono fatta un giro nella Festa Nera di Violetta Bellocchio (testo e foto: Lulu Withheld – soundtrack: Vater by Soap&Skin) Lo sapevo e non lo sapevo. Il dolore è l’unica cosa vera che ci è rimasta. Io questa storia me la sono dovuta scollare di dosso piano lentamente con le mani le dita la pelle, prima di potere dire di esserne uscita illesa. Perché. Perché questa è una storia in cui ci si scivola dentro (a fondo) senza volerlo. È una crepa, questa storia. E quando si decide di cadere in uno squarcio bisogna essere pronti a perdercisi e a segnare il passo come Hänsel e Gretel per poi potersene tornare indietro. Riavvolgere il nastro fino all’inizio. Mettere di nuovo in play. Guardare il girato. Lo vuoi vedere? Lo vuoi davvero vedere?  C’è una crepa in tutte le cose.  Violetta Bellocchio scrive un ritratto di tre filmaker come se fosse un vecchio video in VHS riversato in digitale, una specie di artefatto contemporaneo simultaneo per raccontare un distopico futuro che è già in fieri. Racconta …

#BurningMan2018

Casa di Ringhiera - #BurningMan2018

#BurningMan2018 Eccolo, il tag più cliccato e utilizzato della settimana. Ci siamo segnati la data per l’anno prossimo: dal 25 agosto al 2 settembre 2019 anche noi di Casa di Ringhiera faremo un giretto nel deserto. Al prossimo Burning Man.  Per quest’anno ci siamo accontentati di guardare le tantissime, nonché mozzafiato, foto che girano online. Ne abbiamo scelta qualcuna su Instagram, per la nostra #casadiringhieraselection del sabato.