Author: Mariateresa Pazienza

La Casa di Carta crolla

La Casa di Carta crolla

3 Aprile 2020, mi sveglio con un solo pensiero: la quarta stagione de La Casa di Carta è disponibile su Netflix. Durante la mattina lavoro distrattamente, scorro i social e la minima immagine relativa alla serie mi fa letteralmente sobbalzare. Insomma, faccio il salto dello spoiler, evito le sponsorizzate delle pagine che ne parlano, slalom tra gli amici che alle 10 del mattino hanno già guardato la metà dell’ultima stagione. Quest’attesa mi distrugge, devo pensare ad altro. Ma scaltramente Netflix mi ricorda con un video di promo il dubbio con cui ci siamo lasciati lo scorso luglio: Nairobi è viva?  Devo aspettare l’ora di pranzo, se non altro ho il cibo a cui pensare. Arrivano le 13, col piatto davanti mi fiondo letteralmente su Netflix e la vedo lì, in tutto il suo splendore. Giuro che mi viene un brivido lungo la schiena e penso che il minimo errore potrebbe facilmente disattendere le mie aspettative.  Guardo la prima puntata e come inizio non c’è male. Nairobi a cavallo tra la vita e la morte, Tokyo …

Solo Guido sa

Guido

Sono giorni che scrivo tanto. Pezzi, post social, mail, messaggi, liste della spesa. Ho addirittura creato un profilo Instagram di quel demone di Jack, il mio gatto. Stando tutto il santo giorno in casa ho tempo per riflettere, sclerare, ascoltare musica, isolarmi anche nell’isolamento generale e tante altre cose che non sto neanche a elencare. Stamattina scorrevo Instagram (dal mio profilo, eh) e mi sono imbattuta in una delle stories di Guido. “Ma Guido chi?”, mi dirai tu. “Guido”, ti rispondo io. Insomma, stai buono e ascolta lo sproloquio. La storia di Guido era una di quelle della serie “on a scale of *nome personaggio* how do you feel today?” Allora ti starai chiedendo chi fosse questo personaggio.  Giuseppe Conte?  Mulan? Jack Nicholson?  Michelle Hunziker?  Elena Ferrante? No, nessuno tra questi. Vabbè, fai pena a indovinare. Era Elettra Lamborghini. Ora, non è un mistero che io adori la nipotina prodigio di Ferruccio. Non per le sue abilità canore, per carità. Più che altro per quella leggerezza che è alla base della sua vita. “E certo,” …

Per me eri Silent Hill

silent hill

Stamattina come ogni giorno dopo colazione ho guardato fuori dalla finestra, era una bella giornata. Di fronte casa mia c’è un piccolo parco, di solito la mattina c’è sempre gente che porta il cane a spasso o i bambini a giocare. Ci sono uno scivolo e un’altalena cigolante. A volte durante il pomeriggio mi viene voglia di scendere di casa brandendo lo Svitol come se fosse la spada di un cavaliere, mettendo tutti in salvo dal rumore molesto. Sono giorni però che sia lo scivolo che l’altalena sono avvolti, abbracciati oserei dire, da un nastro bianco e rosso. Durante le serate sono stata sempre affacciata a questa finestra, davanti a questo parco, come se fosse il mio schermo sul mondo. A volte di notte, quando cala la nebbia, penso sempre che somigli a Silent Hill. E dopo racconto di quella volta che, dopo aver guardato la prima mezz’ora di quel film, avevo chiuso la finestra di Windows Media Player e mi ero chiesta perché stessi continuando a guardare questa tizia che correva nella nebbia per …

Our Summer of Love – Il ritorno

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Torniamo a Casa di Ringhiera dalla nostra Summer of Love con una valigia piena di sensazioni e nuove idee. Esattamente un anno fa Casa di Ringhiera cominciava il suo processo di cambiamento radicale. In tre anni ne sono successe di avventure. Ne abbiamo parlato con gente che conosce i processi creativi. Casa di Ringhiera nei suoi pochi ma intensi anni di vita ha superato diversi down, abbandoni e momenti di crisi da cui ne esce ogni volta un po’ più forte. In estate, noi che abbiamo la residenza in Casa, abbiamo girovagato in modo instancabile ed estenuante. Abbiamo respirato albe e tramonti, ci siamo ubriacati di birra e bellezza, ci siamo tuffati in fuochi ardenti e onde spaventose e meravigliose. Ci siamo scambiati la pelle, i drink, i numeri di telefono e tutto con una semplicità che dopo il 1° settembre sembra essere svanita nel vento e nella pioggia autunnale. Il risveglio da quella che, prima di chiudere per ferie, abbiamo inconsapevolmente definito Our Summer of Love, è stato quasi in slow-motion, quasi in preda a …

Ho guardato tutti gli episodi di Game of Thrones in due mesi

trono

21 giugno 2016. Solstizio d’estate. Sono sola in casa. Sono partiti tutti per le vacanze. Ci siamo solo io e il mio pappagallo. Da giorni mi frulla un’idea in testa. Sarà che qui in casa stanno guardando le puntate di Merlin, oppure mi sono stancata di leggere le condivisioni dalle pagine Facebook a riguardo e di non coglierne l’ironia. Ora ci siamo. Guardo il pilot del Trono di Spade, o Game of Thrones, come preferisco dire. Ho sempre nutrito forti pregiudizi nei confronti di quello che poi avrei definito uno dei colossi targati HBO. Sarà che mi è sempre parsa come una serie TV un po’ nerd. Immaginavo i lettori sfegatati della saga di George R. Martin come una sfilza di sfigatelli dediti al fantasy, che per inciso ho sempre accuratamente evitato. Invece eccomi qui, nel primo giorno d’estate, a sentirmi rimbombare nelle orecchie prima la maestosa sigla e poi che l’inverno sta arrivando. Quello che proprio non riuscivo a comprendere era dove fosse la bellezza di questa serie. Credetemi, poi l’ho capito. Dovevo solo oltrepassare la corazza …

Conrad Roset: forze e debolezze dell’acquerello

Quando ero alle scuole medie c’era questo professore antipatico di educazione artistica. Ogni giorno veniva in classe e diceva: aprite il libro a pagina tot. mettendoci davanti un opera qualsiasi. Van Gogh, Picasso, Manet, De Chirico, Dalì. Ero sempre nella disperazione più totale. Nei confronti del disegno artistico ho sempre nutrito un profondo rigetto. Tant’è che quand’ero piccola disegnavo le teste di forma quadrata. Mi mancava la passione per l’estetica, la voglia di prendere in mano una matita e disegnare a mano libera. Negli anni le cose non sono affatto cambiate. Tuttora se ho una matita o una penna tra le dita non sento la spinta, quella voglia che si prova verso le linee libere che costruiscono volti, paesaggi o composizioni astratte. Preferisco la scrittura. Trovo più affascinante mettere in bella mostra la mia grafia, piuttosto che gli sgorbi che mi obbligava a disegnare il mio professore di educazione artistica. Una cosa in particolare però, tra i diversi fallimenti artistici, mi riusciva piuttosto bene. Gli acquerelli. Mi piaceva più di tutto che la quantità d’acqua …

I want you: breve storia di Casa di Ringhiera

Hai presente quando hai qualcosa tra le mani che si trascina stancamente? Provi in ogni modo a salvare il salvabile, ma quello che ti ritrovi davanti è fuffa e niente più. Casa di Ringhiera è un progetto partito a gennaio 2015, quando dopo una lunghissima discussione con Michele Nenna, abbiamo deciso di raccogliere in un contenitore tutto quello che ci piaceva e, soprattutto, di scriverne. È partita così un’avventura, cominciata da un post, quello che ha lanciato il sito, sulla fotografia di Henri Cartier-Bresson. Da quel primo post gli argomenti trattati hanno spaziato dalla letteratura, alla fotografia, dall’arte al cinema, dalle serie TV alla musica. Ciò che abbiamo sempre cercato di comunicare a chi ci segue è il vero concetto di casa di ringhiera, ovvero la condivisione di certi luoghi — non comuni, quelli mai — in cui potersi sentire sé stessi senza dover chiedere scusa a nessuno. In altre parole, Casa di Ringhiera è il posto in cui trovare ciò che vuoi, quando vuoi. Fondamentalmente è questo il motivo per cui abbiamo scelto questo nome. In più ci …

Fenomenologia di Lana Del Rey

Gli artisti, di qualsiasi categoria facciano parte, creano un personaggio. Pensate a gente del calibro di Bowie, Wharol, Capote. C’è un fulcro, una base d’appoggio attorno alla quale ruotano diversi altri aspetti e caratteristiche peculiari. Quelli che ti fanno affermare la grandezza di un personaggio pubblico.  Poi ci sono altri tipi di personaggi, che mutano in modo camaleontico, sfruttando l’onda di una linea generale, o creandone una tutta loro. Pensate a Lady Gaga. Lei è l’esempio più immediato che abbiamo di trasformismo nel mondo della musica. Tant’è che Miss Germanotta ha creato un alter ego maschile, Jo Calderone, sotto le cui spoglie si è presentata ai VMA nel 2011. Uno dei personaggi camaleontici che preferisco è Lana Del Rey, all’anagrafe Elizabeth Woolridge Grant. Le sue prime apparizioni in televisive, parliamo del 2012, sono impacciate, timide e se da un lato inteneriscono lo spettatore empatico, dall’altro permettono ai più critici di dire: “Ma chi è questa tardona?” Se non fosse che Lana già in quel caso stava interpretando il suo (neanche primo) personaggio. Se scavate nelle profondità dell’archivio …

Ho passato la vigilia di Natale con Carver

Ognuno di noi ha un approccio diverso nei confronti dell’arte. E’ un po’ lo stesso rapporto che abbiamo col cibo. Conosco gente che definirei bulimica rispetto all’arte. Ne inghiottono così tanta quasi da star male. E dopo, irrimediabilmente, si ficcano due dita in gola e la vomitano tutta. Poi ci sono gli anoressici: dosano le razioni accuratamente. Ho sentito dire in un telefilm «papà contava i cereali che metteva nel latte». Sì, calcolare le razioni è proprio un tratto distintivo di chi vuole tenere sotto controllo delle cose in modo ossessivo. Ma si può parlare di disturbi simili a quelli alimentari per quanto riguarda l’arte? Mi viene in mente una consuetudine condivisa da molti, me compresa. Quando sento diverse persone tessere le lodi di un’artista — non me ne vogliate — mi risulta molto facile che quest’ultimo mi stia terribilmente antipatico. È successo con uno scrittore che poi ho rimpianto di aver scoperto così tardi nella mia vita: Raymond Carver. Tutte le volte in cui ho letto commenti fin troppo positivi da parte di gente sparsa per il mondo — «oh, è così carveriano!» — ho pensato …

Father John Misty vs. Josh Tillman: incontri che cambiano le prospettive

Ad oggi, 29 dicembre 2015, sarete sicuramente tutti (o quasi) impegnati nei preparativi per il vostro Capodanno. Che lo passiate in famiglia o altrove, prendetevi un paio di minuti per staccare dal delirio delle festività. Conoscete Father John Misty, aka Josh Tillman, no? Bene. Ho ascoltato e riascoltato The Night Josh Tillman Came To Our Apt. ed ho guardato e riguardato il video del brano, trovandolo poesia pura. Pare che nel videoclip Father John Misty e Tillman si incontrino per caso in un caratteristico bar americano. I due si ritrovano a chiacchierare al bancone come due perfetti sconosciuti. Cominciando a bere insieme. Questo è il preambolo di una serata di baldoria che prosegue in casa di John, tra cocaina e tuffi in piscina. La bellezza poi arriva nel momento in cui John e Josh si baciano e fanno l’amore. Ma ci pensate? Baciare sé stessi? Ha un significato molto profondo. Svegliarsi il mattino successivo, da soli nel letto, come nel miglior copione americano. Ripercorrere con la mente i frame della notte precedente. Accorgersi del mal di testa dovuto a quello …