Acidi e pixel: la fotografia di Paola Malloppo

Nella fotografia si intrecciano numerose vie. Si crea un miscuglio di contaminazioni che si ripercuote lungo pixel e pellicola. Questi ultimi due sono già fattori che si incontrano e che danno vita alla materia che verrà poi impressa su carta — o ancora nei pixel di uno schermo qualsiasi. Le visioni multiple che si presentano una volta immerso l’occhio dentro il mirino spingono i diversi generi oltre il limite, sino alla distorsione che se ne può fare dell’arte stessa. Verrebbe da dire che oltre la diatriba tra analogico e digitale esiste altro. Soffermarsi su un lecito dibattito potrebbe creare una sorta di freno, un ostacolo alla stessa fotografia che invade le nostre vite fino a condizionare in un certo l’immaginario.

Paola Malloppo è una di quelle fotografe che riesce benissimo a far dialogare due realtà — l’analogico e il digitale — che non cessano di contaminarsi a vicenda. Far convivere due tecniche è una prassi molto delicata, e il pericolo di incorrere nello sfacelo più totale è dietro l’angolo. La pellicola e i pixel respirano quasi la stessa aria, gli stessi istanti che si decidono di immortalare. Dietro questo gesto, dietro il famoso click, si cela tutta l’energia relegata al ricordo, alla memoria, e con esso si espande la particolarità umana che rende unico quell’attimo. Il romanticismo è tutto lì a crogiolarsi in sé stesso fino a che non diventa un feticcio vero e proprio.

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Come un incontro di generi, la fotografia di Paola Malloppo si stende lungo le strade dell’erotismo, un erotismo che si prende gioco delle alte collocazioni di quei soggetti perfetti fino al più impensabile particolare. I corpi ritratti da Paola Malloppo scelgono di stravolgere la visione della perfezione, optando per uno scenario tanto povero quanto terribilmente saturo di semplice armonia. Si delinea così una provocazione che smonta la banalità di cui si avvolge l’intero aspetto contemporaneo costituito dall’apparenza che tutto condiziona.

Gli scatti raffigurano corpi immersi in ambienti familiari che si propongono ogni giorno, fino a dar forma alla quotidianità vissuta in tutte le sue sfumature. Le tonalità fredde impattano lungo la pelle rosacea che brilla alla luce del flash. Al contrario di quanto possa apparire per via del pregiudizio più becero, la fotografia di Paola Malloppo non scade mai nel volgare. La comunicazione degli stati d’animo dei soggetti ritratti, dei sentimenti, avviene in modo diretto, contraddistinguendo una certa spontaneità intrinseca alla sua forza espressiva.

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Una realtà molto sofisticata che non perde tempo a ricercare la gusta gradazione angolare che consentirebbe di ottenere il massimo risultato. Una fotografia schietta, cruda e diretta che non necessità di enormi ed inutili artifici. Pur di riuscire nel loro intento, gli scatti di Paola Malloppo percorrono il sentiero che porta verso l’autenticità del suo lavoro, lo stesso che consente la nascita di uno stile difficile da confondere. Collocare il corpo al centro di tutto sembra quasi voler celebrare un’intenzione che mira a ristabilire nella giusta posizione il ruolo che esso ricopre. Un corpo che trasmette un’intensa energia vitale solitamente ignorata.

In casi come questi abbiamo bisogno che la realtà si presenti così com’è fatta, colpendoci a suon di schiaffi all’altezza del volto. Le mutazioni dell’erotismo, della sua memoria e del suo agire, si fermano per un momento, dando vita a quell’istante che riusciremo a guardare con i nostri occhi lì dove ci pare. Sulla carta, o impresso su uno schermo, ci trasmetterà tutto quello di cui abbiamo bisogno, compresa la volontà di mettere a soqquadro la stanza.

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Paola Malloppo: Tumblr | Flickr | Facebook

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