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“MELANCOLIA DELLA RESISTENZA” di László Krasznahorkai

MELANCOLIA DELLA RESISTENZA - László Krasznahorkai

Vorrei fare di certi romanzi il mio sacro monolite, poter ricordare a memoria ogni parola, ogni pensiero donato dallo scrittore all’umanità tutta. Ma la mia memoria è fragile, è debole e ciò che resta è una sensazione di inadeguatezza. MELANCOLIA DELLA RESISTENZA, dello scrittore ungherese László Krasznahorkai, è un romanzo che merita un posto speciale nell’Olimpo della Letteratura. Dopo averlo letto mi è venuta il folle desiderio di ricopiare i passaggi più intensi – e ne sono davvero tanti –, quelli che ho riletto più e più volte per la loro smisurata bellezza. È arte, mi sono detta, e dinanzi all’arte tutto il resto è inutile, superfluo. Il romanzo di László Krasznahorkai non è solamente la dolorosa metafora di un’invasione (l’Unione Sovietica che nel 1956 invase l’Ungheria) ma è lo specchio dentro cui si riflette la frustrazione e la disillusione di chi ha visto cancellata ogni certezza. Il bene e il male si fronteggiano, danzano con gli eventi, e ogni cosa è travolta dall’inevitabile crollo. MELANCOLIA DELLA RESISTENZA inizia con un lento viaggio in treno, …

Tu, quoque, Ungheria, fili mi!

Oggi devo farvi una confessione: in tutta la mia vita ho sempre provato un po’ di noia ogni volta in cui si trattavano argomenti di tipo storico. È una mia pecca, lo so. Sono consapevole del fatto che la storia sia importante, perché è la base del nostro presente e di conseguenza inevitabile per costruire il nostro futuro. Ma è anche vero che non sono una di quelle persone che impazziscono per il canale Rai Storia. Detto questo, parto col parlarvi di un argomento che tra una decina d’anni sarà annoverato di sicuro nella cronologia della storia contemporanea. Ribadisco che non avrei le competenze adatte per trattare questo genere di tematica, ma ci sono degli avvenimenti che hanno risvegliato in me una perplessità tale da spingermi a scrivere qualcosa. Mi riferisco ai massicci flussi migratori che si stanno verificando in questo periodo, e più precisamente al frangente in cui l’Ungheria ha chiuso le frontiere e impedito ai profughi di passare sul suo suolo. Ma come? Se torniamo indietro nel tempo, fino al 1956, ci rendiamo conto dell’enorme …