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La Rivoluzione ai tempi della Brexit: Kate Tempest, la poetessa che ‘rappa’

[una disguida non convenzionale sulla spoken-word poetry incazzata nell’Europa che dorme] di Disguido Luciani     Picture a vacuum / Immaginate un vuoto An endless and unmoving blackness / Un buio immobile e senza fine […] it’s been a long day, I know, but look – / […] la giornata è stata lunga, lo so, ma guardate – In now / Entrate, adesso In / Entrate Fast / Presto A guardarla non lo direste che Kate Tempest è una dura, una ribelle. Anzi, la voce più dura e ribelle dei giovani d’Europa. A guardarla non direste neppure che Kate Tempest è una poetessa. Anzi, la poetessa più acclamata dell’ultima generazione di poeti inglesi. E no. Tantomeno direste che è una rapper. Anzi, la rapper più sorprendente della spoken-word poetry. Eppure, Kate Tempest, capelli biondi da tipica ragazza inglese, carnagione pallida da tipica ragazza inglese, occhi chiarissimi, ancora una volta da tipica ragazza inglese, all’apparenza un’Adele come ce ne sono tante a Londra, certo, meno raffinata e attenta al make-up, a trentatré anni è stata definita …

Riuscire di scena

di William Dollace Persone. Attese. Panchine. Orizzonti di plexiglass e cielo. Il lavoro di Niall McDiarmid è una puntata di luce e attesa, di corpi di schiena, di sguardi che guardano chiaramente un altrove tolto di ogni anfratto fisico legato a rapporti di causa-effetto. Sono i personaggi di William H. Gass, di Carver, di Yates, i ragazzi delle consegne, i vecchi che resistono, le cassiere, le donne in attesa che pulsano di voglia e rassegnazione insieme, dal peso leggero di uno sguardo pesante, con cui passare l’estate in questi mercoledì delle ceneri. Battersea, South London — July 2015 Sono tempi tagliati fuori dall’inquadratura per tenere i corpi come templi, premesse di addii o di partenze, crepuscoli, epoche materiali dettate da grandi animali, dalle voci soffocate. È un ritmo che non ci appartiene, perché sembra non essere mai esistito, immobile e inchiodato come una flebo di luce attorno a un corpo, in attesa della morte, di un viaggio, di qualcuno che ti faccia sentire bene. Diari di lavorazione per vite che non sapremo mai, lezioni di anatomia vestite di cartongesso e …