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La Rivoluzione ai tempi della Brexit: Kate Tempest, la poetessa che ‘rappa’

[una disguida non convenzionale sulla spoken-word poetry incazzata nell’Europa che dorme] di Disguido Luciani     Picture a vacuum / Immaginate un vuoto An endless and unmoving blackness / Un buio immobile e senza fine […] it’s been a long day, I know, but look – / […] la giornata è stata lunga, lo so, ma guardate – In now / Entrate, adesso In / Entrate Fast / Presto A guardarla non lo direste che Kate Tempest è una dura, una ribelle. Anzi, la voce più dura e ribelle dei giovani d’Europa. A guardarla non direste neppure che Kate Tempest è una poetessa. Anzi, la poetessa più acclamata dell’ultima generazione di poeti inglesi. E no. Tantomeno direste che è una rapper. Anzi, la rapper più sorprendente della spoken-word poetry. Eppure, Kate Tempest, capelli biondi da tipica ragazza inglese, carnagione pallida da tipica ragazza inglese, occhi chiarissimi, ancora una volta da tipica ragazza inglese, all’apparenza un’Adele come ce ne sono tante a Londra, certo, meno raffinata e attenta al make-up, a trentatré anni è stata definita …

City Lights e l’anticonformismo americano

Negli anni ’50, nel mondo del cinema americano, ha avuto origine un movimento che si dissociava completamente dagli schemi in voga in quel periodo all’interno della cultura e della produzione cinematografica. Presero il nome di teddy boys e furono capitanati dal giovane e promettente James Dean. Stessa cosa avvenne anche nello scenario letterario: Peter Martin fondò a San Francisco la City Lights Review, una rivista dedicata in particolare alla cultura e al cinema. Il nome venne preso in prestito proprio dal film muto di Charlie Chaplin prodotto nel 1931. Lawrence Ferlinghetti e Allen Ginsberg A far parte di questa formazione editoriale sorta precisamente nel 1953, ci furono tutte le nuove voci del panorama letterario americano di quegli anni, coloro che diedero vita alla tanto amata Beat Generation. Per la maggiore aderirono autori quali Allen Ginsberg, Jack Kerouak, Gregory Corso e Lawrence Ferlinghetti. Quest’ultimo ricoprirà un ruolo di rilievo, dato che contribuirà in prima persona al progetto della rivista. Alcuni considerano proprio Ferlinghetti il vero fondatore della redazione situata al 261 Columbus Avenue, che diede voce a tutti gli artisti …

Addio a John Hopkins

Quello che vedete ritratto sopra è John Hopkins. Dei fotografi si dice che raramente si lasciano immortalare — un po’ come la storia del DJ che mette la musica alle feste solo perché non sa ballare — invece di lui abbiamo abbastanza materiale per ammirare i suoi usi e costumi. Hoppy, com’era solito farsi chiamare da amici e fans, è morto lo scorso 30 Gennaio a Londra. Aveva 78 anni. Tutti lo conoscevano per la sua attività di fotografo, reporter e giornalista, ma non solo. Ha ricoperto un ruolo di tutto rispetto nella scena della cultura underground a partire dagli anni 60. Iniziò a fotografare dopo aver ottenuto — sprecata volutamente, nel pieno delle sue facoltà — una laurea in fisica all’Università di Cambridge nel 1957. Di lì a poco ricevette in regalo una macchina fotografia, la stessa che gli consentì di iniziare a scattare i primi lavori per le maggiori riviste inglesi di quegli anni. Da annoverate tra le sue creazioni ci sono: la rivista anarchica The International Time e il club UFO. Il giornale nacque nel 1966 — pare con l’aiuto economico di Paul McCartney — a …