Sagome nere al Cuvry Camp

Blu è uno degli street artists italiani più conosciuti a livello mondiale. Le sue opere sono comparse dagli Stati Uniti sino alla Palestina. In Europa, i suoi murales sono apparsi nei centri culturali di maggiore importanza, arrivando ad invadere il cuore dell’austerità tanto osannata. Stiamo parlando delle due opere che fino alla notte del 12 Dicembre scorso apparivano su due grandi facciate adiacenti al campo di Cuvry Strasse, nel quartiere berlinese di Kreuzberg, popolato da tende e baraccopoli.

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Brothers e Chain furono realizzati tra il 2007 e il 2008. Erano divenuti il segno che contraddistingueva l’intero villaggio abitato, per la maggior parte da cittadini di etnia Rom.

Da sempre ostacolato, il campo nominato Cuvrybrache, nell’ultimo periodo è stato protagonista indiscusso di una serie di avvenimenti che hanno suscitato nello street artist italiano la decisione di rimuovere le due opere dalle grandi facciate.

Mesi fa, le autorità tedesche hanno autorizzato lo sgombero del campo per via della costruzione di immobili residenziali.

Precedentemente all’esecuzione dello sgombero, all’interno del campo scoppiò un incendio appiccato da due uomini del posto, successivamente arrestati. Il clima che nacque non era certo dei migliori.

A chi, affermando che nel campo di Cuvry Strasse hanno da sempre vissuto artisti alla ricerca di dosi di creatività provenienti da diverse parti del mondo, i residenti hanno risposto che quello stesso campo era la rappresentazione più fedele al degrado cittadino che da sempre denunciavano (tossicodipendenti e prostitute tra i primi). I continui schiamazzi notturni, e le frequenti risse, avevano portato i berlinesi che abitano in quella all’esasperazione.

Nonostante gli incidenti, la cosa che importava a tutti era: che fine avrebbero fatto i murales di Blu? Lo sgombero, una volta avvenuto, avrebbe preannunciato la distruzione completa delle opere per far spazio ai 250 appartamenti progettati per quell’area.

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Alcuni residenti coalizzati tra loro, avviarono una raccolta firme per salvare, chiedendo a gran voce la giusta valorizzazione, le opere dello street artist italiano.

Bastavano solo 5000 firme, e Jascha Herr — promotore della petizione — ne raccolse all’incirca 8000. In seguito, il Dipartimento per lo Sviluppo Urbano, non accolse la proposta di valorizzare le opere, declinando l’iniziativa cittadina con un nulla di fatto.

Il colpo di scena avvenne nella notte del 12 Dicembre scorso, quando alcuni uomini iniziarono ad applicare della vernice nera su Brothers e Chain. Inizialmente ci fu sgomento tra tutti coloro che, in un modo o nell’altro, erano stati catturati da tutta la vicenda — dallo sgombero del campo sino al rifiuto di dare il giusto valore alle opere di Blu.

Sui social si affermò quanto fosse inusuale quel gesto, credendo di smascherare la doppia faccia di una città che, come quella di Berlino, era da sempre attenta alle diverse espressioni artistiche. Da un lato accoglieva artisti da tutto il mondo, dall’altro invece distruggeva due delle opere simbolo della città.

L’indomani, lo stesso Blu comunicò quanto accaduto la notte precedente: ammise di aver optato per la rimozione delle due opere per via dei cambiamenti che riguardavano lo stesso contesto che anni prima lo aveva ispirato.

Le colate nere che ora sovrastano incontrastate Cuvry Strasse, irrompono più di qualunque altro gesto che si possa compiere in momenti come questi. Una rimozione volontaria che disturba più di una cancellazione forzata a suon di pale meccaniche.

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