Didone, per esempio — Nuove storie dal passato

Due libri hanno segnato l’inizio della mia avventura di lettrice: il primo è stato Le avventure di Tom Sawyer, capolavoro dell’arguto Mark Twain, e l’altro un vecchio libro di narrativa che risale alla mia prima media, e che introduceva in modo molto simpatico e bimbesco le storie della mitologia greca.
Il primo ha gettato le basi per il mio futuro ed attuale amore folle verso la letteratura americana, il secondo mi fa adorare ancora oggi tutto ciò che riguardi quella vecchia banda di matti che abita l’Olimpo.
Grazie a Twitter, un bel giorno scopro che questa particolare passione per le folli storie che la mitologia greca ci ha regalato, la condividevo con una geniale penna, quella di Mariangela Galatea Vaglio (insegnante, scrittrice e autrice del suo personalissimo blog: ilnuovomondodigalatea.wordpress.com).
L’ironia di questa donna mi ha letteralmente conquistata. Didone, per esempio (Castelvecchi, 2014), questo il nome del libro, è un dissacrante racconto su alcuni dei miti greci, dei personaggi importanti della storia dell’impero romano, delle loro consorti, amanti e chi più ne ha più ne metta.

Galatea smonta magistralmente quell’aura celestiale che questi personaggi, nell’immaginario comune, portano dietro di sé come polvere di stelle.

Sdogana totalmente le loro imponenti figure, riproponendole in chiave moderna, fatta di politici inaffidabili e starlette sempre alla ricerca d successo facile, figli di papà e donne di potere. Didone non ci viene descritta nelle sue classiche vesti di forte regina, ma in quelle di donna innamorata che dimostra di essere una pappa molle nei confronti del suo amato Enea, il bravo ragazzo, arrivando quasi a scongiurarlo purché
resti con lei, purché la ami.

Immaginiamo Messalina come la Paris Hilton dei Sette Colli, Elena di Troia bella, per carità, ma senza una minima parvenza di materia grigia.

Giulio Cesare il gagà, Marco Aurelio l’imperatore triste e incassatore, Odoacre colui che pose fine all’impero Romano, ma al contempo colui che amò più sinceramente questo benedetto impero.

Galatea ci porta a guardare nelle fitte trame delle loro vite, delle loro scelte, che hanno cambiato le sorti della storia, ma ridimensionando tutto, volgendo lo sguardo alla quotidianità dei loro gesti, all’umanità di quelle decisioni.

Riuscendo a proporre un libro veloce ma scrupoloso, fatto di capitoli brevi come le puntate di una soap opera, e concatenati l’uno con l’altro.

Il successo di questo libro sta nell’aver messo a nudo la storia, sgretolandone il suo essere irraggiungibile e rendendola più a portata di mano. Riusciamo infatti, durante la lettura, ad immedesimarci nelle debolezze dei personaggi, nelle loro emozioni e nelle peculiarità del loro essere, nei perché delle loro scelte sbagliate, degli amori impossibili e delle morti premature.

Insomma un’opera imperdibile che sconvolge i canoni della storia antica ai quali siamo abituati, e dei quali, dopo questo libro, potremo tranquillamente fare a meno.

P.S.: dal 17 Giugno è in libreria Socrate, per esempio (Castelvecchi, 2015).

A presto con un’altra avventura da leggere, Alina.

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