Cinestill 400 [keyframe *20112016]

Casa di Ringhiera - Cinestill 400 - keyframe *20/11/2016 - di Lulu Withheld

 a M.B. per quel {Lu senza Pianto}

Grace I love you

[testo e foto: Lulu Withheld – soundtrack: Mr.Gaunt Pt.1000  by Soap&Skin ]

La giovane donna entra nell’appartamento.

La luce filtra nel corridoio di taglio dalla porta a vetri sulla destra, una luce come di memoria, vaga e immortale. La graniglia e le porte bianche di legno e i vetri smerigliati come in certe pellicole dell’infanzia. 

La ragazza chiede «Sei venuta per lui?».

La giovane donna annuisce, è una cosa scontata, questa, per lei. Per chi altri sarebbe venuta fino a lì. 

Un tram che passa di sotto fa vibrare i vetri e cigolare le ante. Come quando si stava in viale Bligny. La ragazza si allontana per parlare al telefono, dicendo «Lo chiamo, lo avverto che sei arrivata. È in studio, è spesso in studio ultimamente». La giovane donna cerca di restare in ascolto, vuole sentire il tono della telefonata, vuole capire. Poi si rende conto che no, non sentirà nulla, del resto non sono più fatti suoi.

E torna a guardare verso la linea della luce sul pavimento, il taglio il colore la densità. È una luce che arriva da sud in inverno, dalla cucina. Il cielo che si allarga sulla città, in alto. Un odore come di cene passate e vento caldo e pioggia sulle piante le stringe il cuore.

In quel momento entra lui, la porta che si apre nel corridoio. In quel momento.

Più vecchio di come la giovane donna se lo ricordava, più stanco, più lento il movimento dei suoi passi. La stanchezza incastrata dentro agli occhi.  Si abbracciano, l’uomo e la giovane donna. Con un bacio casto sulla guancia come di una lontananza incolmabile e piena di commozione. La ragazza è lì con loro, lo sostiene per un braccio. E lo accompagna nella camera, fino ad adagiarlo sulla poltrona. La stessa, di pelle scura.

Casa di Ringhiera - Cinestill 400 - keyframe *20/11/2016 - di Lulu Withheld

Ph. Lulu Withheld

Poi la ragazza si allontana e allora la giovane donna si avvicina a lui, rimanendo in piedi, comincia a massaggiargli le spalle. Larghe e ossute. Le stesse. La camicia è chiara e il cotone leggero lascia al tatto la consapevolezza che sì, lì sotto, ci siano quella pelle quei nei quella cicatrice, la stessa.  «Siediti, dai» le dice lui.  E lei lo fa, si siede. Sul bracciolo, in bilico, come sempre si siede lei. Pronta ad andare. Pronta, in bilico. Come se si potesse passare tutta la vita così, per sempre, in bilico. 

La ragazza rientra, i suoi capelli colore del miele sono profumati e riflettono la luce con la bellezza della sua giovane età. Sulle gambe di lui sistema una coperta leggera. Lo fa con una grazia che commuove la giovane donna. Lo fa con l’affetto, quello perduto. Lui non sembra infastidito, lascia fare la ragazza. Dimesso, invecchiato, lascia fare. Poi dice alla giovane donna, indicando il computer, dice «Ti mostro una cosa, guarda… Non dura molto, è solo una preview». 

La giovane donna guarda e comincia a sentire le lacrime salirle su per la gola, le guance arrossarsi, il sentimento impossessarsi di lei e non sa, cazzo, non sa come ricacciarlo indietro, il sentimento. Riesce a dire, con la voce che già comincia a rompersi, «Quando lo hai fatto?». 

Finita la frase sa che il fiume sta diventando inarrestabile e presto ne verrà travolta, la corrente è molto pericolosa. Troppo, a questo punto. Per la giovane donna. Che ha blindato il suo cuore nella propria incertezza da tempo; da un tempo che ha smesso di contare, il proprio tempo. 

Lui risponde «Non sapevo più… non sapevo come riempire il – mio – tempo… tutto il tempo. Così ho preso i tuoi disegni e l’ho fatto. Una specie di liturgia personale. Concedimelo…» 

«Grace, la protagonista, è bellissima». 

«Avevo paura ti dispiacesse!» 

«Scherzi? Nessuno aveva mai fatto niente di più bello per me… nessuno mai». Lui le mette una mano sulla gamba, un gesto colmo di tenerezza e di sensualità. Di affetto, infine. 

Casa di Ringhiera - Cinestill 400 - keyframe *20/11/2016 - di Lulu Withheld

ph. Lulu Withheld

La giovane donna abbassa lo sguardo, sente il cuore vacillare un attimo il tempo, lui sa che amerà sempre questo suo distogliere lo sguardo. La spavalderia che lascia il posto alla fanciulla che è. Fanciulla è il modo in cui lui l’ha sempre chiamata. Ciao Fanciulla. Le diceva. 

La ragazza rientra nella camera, lui toglie repentinamente la mano da su le ginocchia della giovane donna. Un sobbalzo, un cambio di umore, l’aria che entra. La distanza che ritorna. Quieta. 

Casa di Ringhiera - Cinestill 400 - keyframe *20/11/2016 - di Lulu Withheld

Ph. Lulu Withheld

La giovane donna comincia a piangere. A piangere, piano. La tenerezza, perduta. Il momento appena finito la ferisce. L’odore di lui la ferisce. Il tempo passato le menzogne la non possibilità i rancori le incomprensioni i vaffanculo i ti amo sono tutti compressi in un gesto come d’addio. Comincia a piangere e prima ancora che le lacrime righino le sue guance prima ancora che tutto possa arrivare a un altro finale dà un bacio sulla guancia di lui e gli sussurra le loro parole.

Le loro parole.

Poi va via. 

Casa di Ringhiera - Cinestill 400 - keyframe *20/11/2016 - di Lulu Withheld

ph. Lulu Withheld

Occhi negli occhi, mari e oceani in mezzo a quel blu e a quel verde. E i singhiozzi arrivano. Arrivano, tutti insieme. Arrivano che è una cascata, un mare. L’oceano tutto. Distruttivi, arrivano. Come onde altissime. Inevitabili. 

Arrivano che mi sveglio che sto piangendo. 

Io sto piangendo. 

E tutto era vero e tutto non lo era. 

Le lacrime, quelle sì, in un addio che, cazzo, mi strazia il cuore. 

Mi sveglio. Di botto, mi sveglio. Ma sto piangendo, sto piangendo sul serio, perché è tutto vero. E tutto non lo è. 

Cazzo. Tutto non lo è. Un sogno.

Un sogno di merda e basta.   

Casa di Ringhiera - Cinestill 400 - keyframe *20/11/2016 - di Lulu Withheld

Per gentile concessione di Marco Malavolti

«Qual è la parola per le cose che non sono sempre uguali a loro stesse? Esiste? Sono sicura che ce ne sia una». 

«Cambiamento». 

«Oh… temevo fosse quella». 

«Qual è la parola per indicare il momento preciso in cui hai dimenticato cosa si prova ad amare qualcuno che in passato hai amato profondamente?».

«Non esiste». 

«Oh. Pensavo esistesse».

(Dialogo fra Delirium e Dream in Vite Brevi – Sandman // Neil Gaiman)