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Distancing Diary

Distancing Diary - Valeria Dellisanti

di Valeria Dellisanti In questi giorni caotici e spaventosi ho tenuto un diario visivo per tenere traccia del mio umore e sentimenti durante la quarantena. Di solito quando inizio un nuovo progetto tendo a curarlo in ogni dettaglio e a tenere tutto sotto controllo.Questa volta è stato diverso: le foto non sono perfette, forse neanche belle.Le pagine del diario sono sporche, e le parole scorrono da destra a sinistra in modo confuso e disordinato. Riguardando quello che avevo fatto dopo giorni di inattività e analizzandolo, ho pensato che forse andava bene così com’era, anzi che forse la forza di questo documento fosse proprio quello che io pensavo essere il suo lato negativo. Penso che così com’è sia in grado di rispecchiare la situazione che stiamo vivendo in cui quasi più nulla può essere controllato. Ora come ora non ci è possibile fare piani per il lungo termine, si vive alla giornata, come scrivo nel diario: “vivo qui e ora” non più proiettata verso il futuro. Perché ho tenuto questo diario? Magari per elaborare meglio quello …

Do you love me?

do you love me? Paolo Coppolella

Foto: Paolo Coppolella – Testo e Musa: Giovanna Gentilomo She had a heart full of love and devotionShe had a mind full of tyranny and terrorWell, I try, I do, I really tryBut I just err, baby, I do, I errorSo come find me, my darling oneI’m down to the grounds, the very dregsAh, here she comes, blocking the sunBlood running down the inside of her legsThe moon in the sky is battered and mangledAnd the bells from the chapel go jingle-jangleJingle-jangle, jingle-jangle, jingle-jangleDo you love me? Do you love me?Do you love me like I love you? Do You Love Me? Nick Cave È strano essere visti.Non capita spesso. E, nella mia esperienza, è ancora più raro il desiderio di farsi vedere. Ci vuole una buona dose di coraggio per farlo. Ed essere visti da qualcuno che sa guardare può essere un atto d’amore. E fa paura, una paura fottuta, perché cosa può vedere uno sconosciuto? Come posso fare in modo che il mio atto d’amore, il mio desiderio di essere vista non venga …

La ricerca della libertà di Era Enesi

“Provavo un piacere selvaggio a correre sotto il vento e a stordire il mio spirito conturbato” Charlotte Brontë  Vento. come Era, il suo nome in lingua albanese.  Ossessivamente ricerco all’interno del mio subconscio il significato della  parola libertà che si esplica attraverso il nudo. La sensazione di mancanza e sconosciuto mi muove verso la ricerca di un rapporto sincero e intimo con le persone che fotografo, rivedendomi ogni volta in loro. Attraverso la macchina e i soggetti mi annullo, spogliandomi di tutte le realtà della mia vita”. “I ricordi intrecciati alla fotografia esprimono il mio tentativo di liberazione verso me stessa e gli altri. www.eravento.com Instagram: @eraenesivento

About a dream – La fotografia di Fabrizio Quagliuso

“La mia love story con la fotografia inzia con la scoperta di Shinjuku Plus, il libro del fotografo giapponese Daido Moriyama, un incontro decisivo per il mio percorso artistico.  Dopo un periodo dedicato alla Street Photography, mi accorgo che alla mia  fotografia mancava una connessione più profonda e significativa con me stesso e con il mio mondo. Da quel momento in poi inizio a concentrarmi su foto più intime: ritratti ad amici e familiari o a persone incontrate casualmente, immagini di interni e spazi esterni, frammenti di sogni e di vita quotidiana con lo scopo di creare storie introspettive, profonde, che possano essere fruite a vari livelli. Ma che soprattutto parlino di me, delle mie esperienze, delle mie paure, di realtà che forse avrei voluto, ma che non ho mai avuto la possibilità di vivere. La vera essenza della fotografia, per me, si realizza quando questa diventa un oggetto  – qualcosa che possiamo toccare, con cui possiamo interagire – ecco perché, quando è possibile, amo presentare i miei lavori raccolti in fanzine [ Fosfoleina69 (2015), …

il corpo sottovuoto

il corpo sottovuoto - Simona Salerno

Quando si raggiunge l’eccesso, le cose da fare potrebbero essere due: continuare a stare fino a scoppiare o fermarsi, pensare, respirare. “Eh finalmente il mondo si è fermato”, ho pensato una cinquantina di giorni fa.  Il tempo è sospeso, corre o diventa interminabile, lo spazio è una culla piena di limiti, inspirare ed espirare, sentirsi, ascoltarsi, stare nel qui e ora e ancora respirare. Il corpo sembra essere tenuto sottovuoto. In certi momenti immagino di infilarmi in un sacco di plastica, respirarci dentro in quello spazio senza tempo e in quel tempo senza spazio, tra emozioni e umori bombardanti, alternati, contrapposti: la paura, l’attesa, la fragilità, la noia, i ricordi, la speranza, l’incorporeità, la distanza, l’apatia, l’energia, l’isolamento, la tristezza, la sfiducia, l’euforia, l’assenza, l’insicurezza, il vuoto, la lontananza, la speranza, la speranza, la speranza… parole e foto di Simona Salerno

Paesaggi (dal finestrino) dal mattino del mondo

Paesaggi (dal finestrino) dal mattino del mondo

La mia quarantena è iniziata durante un viaggio in macchina dal Colorado al Texas, attraverso i paesaggi deserti del New Mexico, dove tutto scompare. Da quel momento, mentre la radio era un richiamo alla civiltà e al social distancing e ogni piano sarebbe cambiato, non sapevo che il vero viaggio doveva ancora iniziare, e più di duemila chilometri dopo sarebbe finito all’aeroporto JFK di New York. “L’ologramma è simile al fantasma, è un sogno tridimensionale, e si può entrarvi come in un sogno. Tutto dipende dall’esistenza del raggio luminoso che porta le cose; se viene interrotto, tutti gli effetti si disperdono, e anche la realtà. Ora, si ha proprio l’impressione che l’America sia fatta di una commutazione fantastica di elementi simili, e che tutto dipenda unicamente da quel raggio di luce, quel fascio laser che fruga sotto i nostri occhi la realtà americana.  Lo spettrale, qui, non è il fantomatico o la danza degli spettri, è lo spettro di dispersione della luce.” ― Jean Baudrillard, America Paesaggi (dal finestrino) dal mattino del mondo, di Giulia …

Dark Tears – Claudia Jares e l’erotismo segreto

“When I lend my eyes, they see the hidden dimension behind our perched lives. I draw the curtains and I can see the corners of human vulnerability, I lose myself in the alleys without people, I show how the most tender beauty becomes prey to the predators of the unconscious. I steal the sheets from lovers in love who at night desperately walk the cold double beds, I give back to the passion lady his command and throne, I capture the immoral characters who inhabit our person … little red riding hood with the wolf and the hunchback born in winter.”  Claudia Jares è una fotografa e performer argentina. Cresciuta circondata dall’arte, scopre la magia della camera (oscura) e la complessa bellezza del mondo, che vive con uno sguardo nuovo. Consapevole e pieno di emozione.  Nella sua ricerca, la fotografia non è solo magia ma anche strumento di guarigione, di catarsi, di scoperta. Scoperta che porta al fulcro pulsante di tematiche quali l’amore, il sesso, la diversità, l’omosessualità, il movimento lgbt, che caratterizzano fortemente il …

L’anteprima di una Milano che volevamo proprio vedere

boy

Chiara Battistini ha scritto e diretto “Milano come non l’avete mai vista”, il film a cura di Art + Vibes che racconta il primo anno di Perimetro che, più che un (community) magazine, è un movimento fotografico in continua evoluzione: si espande, cresce, coinvolgendo persone e contaminando mondi artistici e sociali differenti. Alcune storie colpiscono, rimangono impresse più di altre. Tra le duecento pubblicate lo scorso anno, sono state scelte dodici storie. Dodici i racconti di questo film documentario immaginato, fortemente voluto, costruito giorno dopo giorno grazie all’interesse, all’ascolto, allo scambio. Dentro un Perimetro di collaborazioni virtuose. Il focus del film è proprio su queste storie, non sui fotografi. Quelle che, messe insieme, a livello cinematografico compongono un affresco di tutti i temi che Perimetro vuole raccontare. “Milano è un città complessa, di quelle che ti risucchiano vorticosamente e ti tolgono il respiro. Una città in cui succedono anche molte cose. Belle. E ci sono persone. Che mettono in circolo energia e idee.” Una città piena di fermento, sotto quella patina grigia e argentata che può confondere, ingannare. Che se rimani lì, a quel …

Ti do la mia parola – Eleonora Sabet e gli autoritratti scritti a mano

In un momento come questo, (s)travolti come siamo dall’emergenza Covid-19, più o meno tutti cerchiamo istintivamente un appiglio, un diversivo, una distrazione. Non possiamo guardare altrove. Fare finta di nulla. In un momento così assurdo e surreale, possiamo provare a distrarci per un po’, però ecco, torniamo necessariamente allo stesso punto. Dannatamente semplice e spietato. Quello che siamo. Presi come siamo solitamente dalla quotidianità, dagli affetti, dai valori, da tutte le cose di cui è fatta la nostra vita. Anche le più frivole. Le nostre. Che non sono sparite, sono solo sospese. Rimandate. A data da destinarsi. Ci ostiniamo a trovare una distrazione per non pensare a quanto sia innaturale questa cattività formale. Siamo costretti a fermarci, senza più vagare altrove. Lontano dal centro. Che siamo noi. Ed è quello che possiamo fare, guardare.  Non ho più scuse. La leggo su una fotografia, questa frase. Scritta a mano, su un ritratto in bianco e nero. Tanto semplice quanto diretto, immediato. Onesto. Mi fa riflettere. Mi incuriosisce. Fa parte di “Quarantine Project”, l’ultimo progetto artistico di …

Il set ai tempi del distanziamento sociale

distanziamento sociale

Videochiamare le modelle per fotografare la schermata della videochiamata. Tipo scimmia in astinenza da set. Non mi viene in mente altro termine. Oppure genialata artistica in pieno distanziamento sociale. Poi mi chiedo, ma c’è differenza? Il passo è breve dagli assorbenti della sconosciuta artista anni ’90 alla banana di Cattelan. Ça va. Dicevo. Scorro i feed di instagram della nostra pagina @casadiringhiera e mi imbatto in queste foto che, insomma come dire, non è che siano belle nel significato originario del termine; ma quello che mi cattura è qualcos’altro, qualcosa che in questi giorni è un po’ ovunque. Dalle stories alla tv alla vita vera. La gente blindata dentro/dietro agli schermi, con la pitonata che fa la camera quando cerca di grabbare un frame dal monitor. (Pitonata: il refresh dei field). Distanziamento sociale a 75 hz. Allora dicevo, scusate mi perdo continuamente, scorro i feed e mi imbatto in queste:  Fighe no? Loro le modelle, dico. Loro sono sempre fighe.  La foto è uno screenshot da computer oppure è una foto dello schermo fatta al momento; …